Teatro Argot…

Dal 18 al 23 novembre per la stagione teatrale congiunta Dominio Pubblico presso il Teatro Argot Studio di Roma sarà presentato La Terra Sonora, sei giorni di seminari, letture e spettacoli, tutti incentrati su nuove traduzioni dell’opera del drammaturgo austriaco Peter Handke (1942). Il progetto è realizzato in collaborazione con Scuolaroma, per il coordinamento di Daria Deflorian e a cura di Valentina Valentini e Francesco Fiorentino.  Martedì 18 (h. 21.00) e mercoledì 19 (h. 19.00) Daria Deflorian e Attilio Scarpellini porteranno, per la prima volta in Italia, la mise en espace I bei giorni d’Aranjuez, con il disegno del suono dal vivo di Stefano de Ponti, un testo pacato ma pieno di sussulti, non d’amore ma sull’amore, dialogo non di cose ma sulle cose. È un dialogo fra un uomo e una donna che vede anche un terzo protagonista, il paesaggio, che nel corso del dramma si trasforma e da naturale a urbano e violento. Da giovedì 20 a sabato 22 sarà la volta della trilogia Ancora Tempesta, presentata sotto forma di letture per la prima volta in Italia. I tre episodi introdotti da Sergio Lo Gatto verranno letti da Antonio Tagliarini (giovedì 20, h 21.00), Daniele Timpano e Elvira Frosini (venerdì 21, h 19.00), Lisa Ferlazzo Natoli (sabato 22, h 19.00). In questo testo, sul quale Handke ha lavorato dal 2009 al 2011, lo scrittore austriaco evoca la saga della propria famiglia: madre, nonni e zii si avvicendano in una tempesta che traccia una sorta di biografia ideale, al contempo personale e collettiva, un affresco, un romanzo teatrale, un copione senza personaggi, dove i vivi e i morti escono dal sogno di Handke per entrare nella realtà del palcoscenico. Da venerdì 21 a domenica 23 (venerdì e sabato h 21.00, domenica h 17.30), torna in scena Autodiffamazione, progetto di e con Lea Barletti e Werner Waas, presentato per la prima volta nella passata stagione a Short Theatre 2013: un uomo e una donna si autoaccusano di comportamenti assunti e azioni compiute o non compiute nella propria vita, assecondando o infrangendo le regole della società. Scrive su questo testo Lea Barletti “Dire questo testo è guardare in un baule pieno di foto di sconosciuti. Avrei potuto essere io, avrei potuto farlo, avrei potuto dirlo. Lo sono, l’ho fatto, l’ho detto. Non lo sono, non l’ho fatto, non l’ho detto. Ma avrei potuto, sì, avrei potuto.”