Viever

E’ vero, non sempre la vita ci sorride, non sempre è cortese cangiante com’è. Tuttavia “lei” trova sempre, come fa una sposa, la maniera di farsi amare e perdonare, a volte anche farsi intravedere oltre i chiari e scuri madreperlati. E’ onda capace di travolgere e quando lo fa lascia dietro di se scie di solitudini e tristezze, amare consapevolezze; ma è la vita, la nostra vita, snocciolata come un rosario tra mani sapienti.

“Lei” è così, e lo sarà sempre è come se ti dicesse – prendere o lasciare – senza via di scampo o possibilità di sfuggirle; chissà in quale maniera la guardiamo e in quante altre la immaginiamo e la viviamo in quel contemporaneo individuale o personale in cui la si odia o si nutre sordido rancore, o con l’indifferenza, l’insopportabilità.

Alla stessa maniera a volte cadiamo nell’errore di trattare la nostra sposa o compagna di viaggio quando magari risulta essere – la sposa sbagliata – .

Ma pare proprio che questa vita, strana mescola di idiozie e d’ignoranza sia proprio un moto inverso difficile da seguire o inseguire, è una sposa sbagliata …. A volte.

Allora accade di chiedersi dove sia la vita? Che fine hanno fatto i buoni propositi, i sogni per cui lottare, le speranze di una vita migliore. Mi torna in mente l’inizio delle fiabe che un giorno lontano leggevo a una bambina prima di consegnarla a Morfeo “ C’era una volta “ quanto è veritiero e quanto è difficile tornare a vivere dentro la misura di un passo! Oggi non ci sono più i passi, c’è la corsa all’inesistente all’inappagamento morale e spirituale con quella facilità mentale.

In realtà niente è facile, perfino il vivere. Forse è troppo facile smarrirsi, perdersi in questo niente del quale è stata ammantata, è triste preludio che fa sì che si corrompa, che s’imbrogli, che ci si accaparri sempre più dell’altrui anima e corpo.

Mi chiedo perché noi non si sia più capaci di vivere entro la misura di un passo in questo imperante degrado morale e sociale purtroppo in continua evoluzione; questo odierno cangiante è una trappola mortale incapace di smentirsi.

Ci vorrebbe una nuova chiave di lettura, forse l’amore, la pietà, la consapevolezza che tutto questo non sarà servito a niente poiché nudi siamo nati e nudi ce ne andremo nell’ultimo viaggio.

Ecco forse è di amore che bisognerebbe nutrirsi e non di sanguinolenti ragioni.

L’amore che conduce all’ascolto, al tendere una mano, ad alleviare le sofferenze del compagno di viaggio senza scopo, senza lucro. Riscoprire l’umanità deceduta e sepolta in noi in nome di un dio denaro sanguinario che esige sempre tributi di sangue.

E’ lì che dobbiamo andare verso l’altruismo, verso l’amore del prossimo, questa si che sarebbe davvero un bel vivere! amico