La Lega vuole cancellare il termine Venezia Giulia

Intervento del Presidente onorario dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, on.le Lucio Toth, in merito alla proposta della Lega Nord di Trieste di eliminare la dizione “Venezia Giulia” dalla denominazione della Regione Autonoma.

“Spiace constatare che un movimento popolare che vent’anni fa aveva una sua valenza e una sua vitalità innovativa, si riduca oggi a piccole battaglie toponomastiche, offensive per gran parte della popolazione di una regione e quindi strumentale per racimolare qualche briciola di quel consenso che ormai difetta, per mancanza di proposte concrete su temi ben più seri per il futuro del Friuli Venezia Giulia. Voler cancellare dal nome della regione a statuto speciale il termine geografico di Venezia Giulia sostituendolo con un «Friuli e Trieste» è indice di ignoranza e manifestazione di una volontà prevaricatrice nei confronti di una parte cospicua della popolazione. Il nome «Friuli Venezia Giulia», adottato dalla Carta Costituzionale della Repubblica e nello Statuto Speciale della Regione, risponde ad una realtà storico-geografica che non si può e non si deve cancellare senza offendere la storia stessa e ignorare la diversità del territorio. Il termine Venezia Giulia – come dovrebbe essere noto – fu coniato a metà Ottocento dal geografo goriziano Isaia Ascoli, uno dei più stimati scienziati italiani del tempo, per designare un territorio composito che corrispondeva più o meno alla regione amministrativa austro-ungarica denominata Litorale Austriaco. Territorio composito dal punto di vista etnico e linguistico e storicamente appartenente nel passato, per lunghi secoli, a Stati diversi: Repubblica di Venezia per quasi cinquecento anni per quanto riguardava l’Istria e la Laguna di Grado; Contea di Gorizia e Gradisca per l’Isontino, sotto sovranità austriaca, e la Città Libera di Trieste, antico comune di diritto pubblico italiano, offertosi alla Signoria della casa d’Asburgo alla fine del Trecento (come tante città italiane nel passaggio dall’ordinamento comunale alle Signorie), conservando i suoi statuti e l’uso della lingua italiana, nella transizione dal «tergestino» ai dialetti veneti orientali, al pari dell’istro-veneto o dei dialetti neolatini delle città dalmate. Anche l’italiano parlato a Gorizia, a Monfalcone, a Gradisca appartiene alla famiglia dei dialetti veneti. Il Friulano, sulla cui dignità di «lingua» è superfluo discutere, tale essendo per la sua originale struttura, al pari del Sardo, del Ladino o di altri idiomi riconosciuti dall’ordinamento italiano, non si estende a tutto il territorio della regione. E prevalentemente in dialetto veneto parla gran parte della popolazione della Destra Tagliamento e delle città più importanti dell’intero Friuli. Anche se perduta dallo Stato italiano con il trattato di pace del 1947, gran parte della regione, sono rimaste comunque all’Italia la città istriana di Muggia, il Basso Isonzo con Gorizia, Gradisca e Monfalcone, la laguna di Grado, la città di Trieste e i Comuni della sua provincia. Che ne facciamo allora degli abitanti di questi luoghi che friulani non sono? Chiamiamoli tutti dal nome di una città, Trieste, sia pure capoluogo? Non credo proprio che i triestini sarebbero orgogliosi di non esser più considerati «giuliani», specie quella parte di loro che discendono da famiglie di esuli istriani e quarnerini. Considerare «obsoleta» la loro storia è segno di una insensibilità e di una grossolanità politica indegna di un partito o di un movimento rappresentato nel Parlamento italiano, nel Consiglio Regionale e nei Comuni che dello Stato italiano fanno parte e intendono restare a farne parte.

Non avendo più il coraggio di parlare di secessione si ricorre a questi giochetti toponomastici, anti-italiani e offensivi della storia delle nostre terre e dei loro cittadini. E che fare poi per tutelare l’identità degli abitanti di lingua slovena? La insensata proposta della Lega spalanca un vaso di Pandora, di cui non si ha nessun bisogno in questo momento di crisi economica e di rinnovamento politico che il Paese sta attraversando. Se vogliamo tagliare il capello in quattro perché non chiamare la nostra Regione «Friuli Gorizia Trieste ed Istria»?”.