Coldiretti Potenza su operazione Nac contro vini in polvere

“E’ stato sventato un inganno globale che mette a rischio la credibilità del Made in Italy in tutti i continenti dove la diffusione dei “wine kit” con etichette italiane è purtroppo capillare e spesso tollerata, con danni incalcolabili alle produzioni di vino nazionale”. E’ quanto afferma la Coldiretti di Potenza nel commentare positivamente l’operazione del Nucleo Antifrodi Carabinieri di Parma, in collaborazione con i Reparti dell’Arma dei Carabinieri territorialmente competenti, con l’Area Antifrode della Direzione Interregionale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e del servizio Antifrode dell’Ufficio delle Dogane di Reggio Emilia che ha scoperto un’associazione per delinquere transnazionale, dedita alla produzione e commercializzazione in ambito internazionale di ‘Wine Kit’ recanti sulle etichette i riferimenti ad almeno 24 vini italiani Dop e Igp risultati contraffatti, diversi per origine e provenienza. “I wine kit promettono con semplici polveri di ottenere in pochi giorni una specie di brutta copia delle etichette più prestigiose – sottolinea il presidente della Cantina di Venosa Francesco Perillo – mettendo a rischio con l’inganno l’immagine e la credibilità dei nostri vini conquistata nel tempo grazie agli sforzi fatti per la valorizzazione di un prodotto che esprime qualità, tradizione, cultura e territorio” Purtroppo i furbetti dei wine kit si sono diffusi in tutti i continenti, dall’America all’Australia ma anche in Europa, dove è particolarmente grave il fatto che dietro questi traffici si nascondano anche operatori italiani. Per il presidente provinciale della Coldiretti di Potenza Teodoro Palermo “il problema non è legato solo all’utilizzo delle rinomate denominazioni, poiché in base alla normativa europea del vino non è possibile aggiungere acqua nello stesso o nei mosti, come peraltro consentito in altri Stati del nuovo mondo, ad esempio il Sud Africa, che continuano a richiedere all’Unione Europea di autorizzare tale pratica per favorire le loro esportazioni. Anche per questo il commercio dei wine kit su tutto il territorio europeo andrebbe vietato .n conclude Palermo – per salvaguardare insieme i produttori ed i consumatori garantendo la tracciabilità del prodotto”.