Scuola, Basilicata penalizzata da taglio cattedre

“A qualche settimana dall’avvio dell’anno scolastico 2014-2015, l’allarme lanciato dall’Anief (Associazione professionale e sindacale dei docenti) dopo che il Ministero dell’Istruzione ha autorizzato l’attivazione di 2.055 nuovi posti da insegnante rispetto a quelli prefissati, penalizzando fortemente Basilicata, Puglia, Abruzzo e Molise, va raccolto con un’iniziativa in primo luogo della Giunta regionale perché di intesa con le altre Regioni del Sud penalizzate apra un tavolo al Ministero”. 

E’ quanto afferma in una nota la segretaria regionale di Basilicata di Italia dei Valori Maria Luisa Cantisani sottolineando che “sono state tagliate dall’organico cattedre che sono andate a vantaggio di Regioni del Nord. I posti maggiori – riporta la rivista specializzata ‘Orizzonte Scuola’ – sono stati assegnati a Toscana e Lombardia con 230 posti, segue la Campania con 210, quindi Veneto, Lazio, Piemonte. Come si continua a non tenere conto che al Sud e nelle Isole i Neet sono presenti in media per il 32 per cento, mentre al Nord rappresentano un fenomeno decisamente più contenuto, meno della metà. In seguito ai tagli effettuati sul personale della scuola statale, soprattutto nel triennio 2008/2011, si è avuta una diminuzione dei docenti pari al 9 per cento mentre la popolazione studentesca aumentava i docenti passavano da 843mila a 766mila. Quanto alle immissioni in ruolo attualmente autorizzate per l’anno scolastico 2014/2015, esse sono 33.380, di cui 28.781 destinate agli insegnanti, 4.599 agli Ata (Ausiliari, tecnici e amministrativi).Dalla lettura delle tabelle per province – aggiunge Cantisani – emerge un altro dato negativo per la Basilicata con circa 250 posti tra scuola superiore di primo e di secondo grado considerati in esubero a fronte di meno di 150 posti di immissioni in ruolo. C’è dunque un esercito di circa 6mila insegnanti lucani senza alcuna certezza per l’anno scolastico 2014-2015. Sono lavoratori che ogni anno sono costretti a vivere ‘alla giornata’. Per i precari della scuola, in particolare quelli ‘storici’, cioè con più anni di servizio e naturalmente non di ruolo, è una situazione che si ripete da anni e da cui diventa sempre più difficile uscire. La nostra sollecitazione – conclude la segretaria – al governatore Pittella ha dunque un obiettivo: fare in modo, confrontandoci, che il Governo prenda in mano la situazione e dia delle risposte a questi lavoratori che da un giorno all’altro si sono ritrovati in condizioni estremamente problematiche e si rimetta al centro dell’agenda politica la scuola, se è necessario, anche con le royalties del petrolio”.