Vicenza, pozzi dell’acqua la Regione deve farsi carico delle analisi

Ritengo ingiusto far ricadere sui cittadini l’onere di monitorare e mappare i pozzi”. Il sindaco di Vicenza Achille Variati ha scritto all’assessore regionale alla sanità Luca Coletto per contestare gli indirizzi operativi dati ai Comuni interessati dal rischio inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFASs) nella falda.

Su disposizione di una delibera regionale, infatti, anche il sindaco di Vicenza è stato costretto ad emanare un’ordinanza contingibile e urgente obbligando i cittadini e le imprese proprietari di pozzi a denunciarne l’esistenza al Comune e, in caso di abitazioni e siti privi di allacciamento all’acquedotto, a produrre ogni sei mesi a proprie spese analisi chimiche relativamente alla presenza di sostanze perfluoroalchiliche.

Qualche giorno fa Vicenza ha prorogato al 30 settembre l’obbligo di denuncia ed analisi. Nel frattempo il sindaco ha approfondito una tematica chiaramente sovraprovinciale, destinata a durare per decine e decine di anni, data l’estensione e la tipologia di un inquinamento che sembra essersi propagato dalla Valle dell’Agno interessando un’ampia fascia di territorio vicentino e veronese.

“La mappatura degli inquinanti e la sua evoluzione nel tempo – ha precisato a questo proposito Variati all’assessore Coletto – va fatta dalla Regione stessa che, tra l’altro, può garantire sulla scientificità dell’approccio metodologico, considerando che l’inquinamento da PFASs ha persistenza stimata in decenni”.

In attesa di una risposta della Regione, le analisi restano necessariamente a carico dei proprietari dei pozzi. A questo proposito il sindaco ha segnalato che, oltre ai laboratori che si sono già resi disponibili e che sono segnalati in questo sito, il Centro Idrico di Novoledo si è reso disponibile ad effettuare le analisi al costo fisso di 98 euro a campione, Iva compresa. I campioni d’acqua raccolti in una bottiglietta in plastica da mezzo litro vanno consegnati ad Acque Vicentine, in viale dell’Industria 23, dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 12, insieme al modulo pubblicato sul sito.

Ad oggi in Comune sono arrivate già 209 dichiarazioni di altrettanti proprietari di pozzi: 2 risultano in zone non servite da acquedotto (Lobbia e Cultura del Tesina), mentre 99 non sono allacciate alla rete idrica pur trovandosi in aree servite. 84 sono invece le analisi già pervenute all’Ulss da parte di cittadini che usano l’acqua del pozzo a scopo potabile.

L’Ulss non ha ancora comunicato nulla al Comune in merito all’esito della analisi. Nel caso fossero negative, il tipo di inquinamento richiede comunque di ripeterle ogni sei mesi. Se positive, secondo quanto disposto dalla Regione il cittadino si dovrà allacciare obbligatoriamente alla rete dell’acquedotto. Se ciò non sarà possibile dovrà allacciarsi ad altro pozzo non inquinato, fare un nuovo pozzo, approfondire l’esistente oppure installare un dispendioso sistema di trattamento.