Sebastian Fleming invita all’ottimismo sperando in un nuovo Rinascimento

Non soltanto arte e passato, nella sua lectio magistralis, tenuta ieri a Palazzo Ducale di Urbino, Sebastian Fleming ha ricordato come dalle gesta di una storia comune nasca il desiderio di una nuova Europa e di un nuovo rinascimento per il vecchio continente. “Non Merkel, o Renzi, né Hollande, o Junker sono l’Europa -ha ricordato l’autore del romanzo “La Cupola del Mondo”-, ma Johann Wolfgang von Goethe, Donato Bramante e Renè Descartes. Non sarà nella Bruxelles politica che troveremo l’Europa, ma in queste nostre regioni, a Potsdam come a Firenze, a Urbino e Fermignano, nella Marca di Brandeburgo, nelle Marche, nell’Emilia-Romagna, in Umbria e in Puglia così come in Provenza, nella Mancha e a Granada. Non da ultimo, in questo magnifico Palazzo Ducale ci incontriamo con l’Europa autentica. Non lasciamocela ridurre a mere disquisizioni. Non sacrifichiamo Bramante e Goethe sull’altare di un accordo commerciale di libero scambio”.

Partendo da questa grande eredità artistica Klaus-Rudiger Mai, vera identità di Sebastian Fleming, ha invitato a entrare in una nuova ottica di ottimismo e fiducia, basata sulla comune eredità artistica, umana e culturale, dove tedeschi e italiani sono l’emblema di un sapere condiviso. Per la chiusa della sua lectio Fleming chiama in causa anche Lutero: “Smettiamo di essere indulgenti con questi cambiavalute nel tempio. Non permettiamo che vengano distrutte le nostre case editrici da Amazon. Italiani e tedeschi hanno fatto le esperienze migliori con la loro ben variegata regionalità. Donato è originario di questa regione e anche Federico da Montefeltro, come pure Raffaello. Ridiventiamo ottimisti! Io lo sono diventato scrivendo il presente romanzo. E lo devo all’incontro con Donato. L’Europa ha bisogno di un nuovo Rinascimento, di un nuovo Donato Bramante, un novello Giovanni Pico della Mirandola come anche di un Michelangelo e di un Albrecht Duerer, e, forse, anche di un nuovo Martin Lutero”.

Ad aprire la lectio, prima del saluto dell’assessore “alla rivoluzione” del comune di Urbino, Vittorio Sgarbi,  la Soprintendente per i Beni Culturali delle Marche Maria Rosaria Valazzi, che ha ricordato il valore del lavoro di Sebastian Fleming che restituisce al mondo un grande genio del Rinascimento, troppo spesso lasciato in secondo piano.

Giorgio Cancellieri, sindaco  di Fermignano, paese natale di Donato Bramante, nato nel colle di Cà Melle, ha invece sottolineato “il grande onore per il mio paese di poter accogliere in un simbolo del Rinascimento come il Palazzo Ducale di Urbino uno dei più grandi studiosi al mondo di Bramante. Anche l’evento che abbiamo realizzato ieri, con regia e interpretazione di Matteo Giardini e grafiche immersive della ditta Stark, rende il giusto onore alla grandezza del nostro concittadino Donato Bramante”.

Si chiude così la due giorni dedicata a Bramante, momento culminante delle celebrazioni a lui dedicate dal Comitato Nazionale in occasione del quinto centenario della sua scomparsa.