Senza servizi igienici negli esercizi commerciali il turista si allontana

L’uso dei servizi igienici negli esercizi commerciali troppo spesso chiusi o “guasti”. Il buon senso, ma non sempre, è l’unica via d’uscita. In una terra, in una regione, come la Calabria, in cui ormai si è assuefatti alla carenza di servizi, il problema è sollevato da gente che frequenta il capoluogo per lavoro e disbrigo pratiche o da turisti, pochi per la verità, che scelgono le nostre contrade per un soggiorno che non sempre lascia felici ricordi. Insomma Crotone e le località rustiche limitrofe sono impreparati ad accogliere i visitatori nei servizi essenziali come quelli che dovrebbero garantire la fruizione dei servizi igienici. Dove esistono i bagni pubblici, come a Crotone su Corso Mazzini di fronte il Tribunale, non sono mai entrati in funzione, dove non esistono il problema viene demandato agli esercizi commerciali, bar e ristoranti ai quali si rivolgono le persone di passaggio.

Fa riflettere la lettera di una turista straniera, di qualche mese fa, che si è vista negare l’utilizzo di un bagno in un bar in città prima perché non aveva consumato ed in altra occasione perché “ fuori servizio”. È cosa buona e giusta? Altrove è il titolare a detenere le chiavi che vengono che vengono rilasciate a discrezione del gestore. Secondo la legge vigente, comunque controversa, bar e ristoranti che non siano in grado di garantire bagni funzionanti, non potrebbero esercitare l’attività. Nella normativa, il dato certo è che i bagni pubblici negli esercizi sono obbligatori per i dipendenti i quali, dovendo somministrare cibi e bevande, devono garantire condizioni igieniche ottimali a tutela della clientela. E però cartelli che indicano il “fuori servizio” vogliono essere deterrenti per scoraggiare la richiesta. A questo punto c’è da chiedersi se i servizi sono da considerarsi pubblici o soltanto riservati a chi consuma. Da più Asp si sostiene che i servizi dei locali devono essere a disposizione del pubblico, clienti e non, ma altre sentenze sono vicine alle ragioni dell’esercente come un pronunciamento del Tar della Toscana di qualche tempo fa.

Se invece il servizio venisse negato ad una persona affetta da una particolare patologia e nell’impossibilità di consumare e accusasse un malore o lesioni fisiche derivate dal rifiuto, cosa accadrebbe? Omissione di soccorso?! Sui entrerebbe nell’ambito del penale. Insomma, almeno il buon senso!