La Chiesa Cattolica e la Massoneria

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione sul tema di don Filippo Ramondino. “Mi è stato chiesto di esporre brevemente quale è il pensiero ufficiale della Chiesa Cattolica nei confronti della Massoneria. Per la sintesi richiesta faccio riferimento direttamente ai documenti del Magistero, ai quali rinvio per un eventuale approfondimento.

Nei secoli passati i rapporti della Chiesa con la Massoneria ebbero toni di aspra polemica, accesi dall’intransigentismo dell’una e dall’anticlericalismo dell’altra. Da Clemente XII con la bolla In eminenti del 1738 a Leone XIII con l’enciclica Humanum genus del 1884 e la lettera Custodi del 1892 troviamo condanne rigorose nei confronti dell’associazione segreta e dei suoi aderenti. Accenti più attenuati cominciano con il Codice di Diritto Canonico del 1917 (can. 2335) che prevedeva per gli iscritti a qualunque rito la scomunica Iatae sententiae riservata simpliciter alla Sede Apostolica. I cambiamenti socio-politici del dopoguerra permettono in Italia la ricostituzione della Massoneria, che era stata soppressa sotto il regime fascista. Una notificazione dell’Episcopato Calabro del 29.1.1949 chiariva che doveva ritenersi falsa e bugiarda l’affermazione che la Chiesa avesse mutato la sua posizione nei riguardi della Massoneria, poiché tale concetto tendeva solo a disorientare la coscienza dei cattolici. La Congregazione per la Dottrina della Fede il 19.7.1974 notificava che il can.2335 del CDC rimaneva in vigore, pur dovendosi intendere, come ogni legge penale, in senso restrittivo; e la stessa Congregazione il 17.2.1981 ribadiva la validità della scomunica per gli appartenenti alla Massoneria. Il nuovo Codice di Diritto Canonico promulgato nel 1983 ha soppresso il riferimento esplicito alla Massoneria (cf. can. 1374). Si parla soltanto di «associazione che complotta contro la Chiesa»; chi vi aderisce «sia punito con una giusta pena» canonica; chi la promuove o la dirige «sia punito con l’interdetto». Anche se nel nuovo Codice non viene espressamente menzionata la Massoneria, il giudizio della Chiesa resta sostanzialmente immutato. C’è a proposito una Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede del 26-11-1983, tuttora in vigore: «Rimane immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poichè i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione ad esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione».

Ci sono stati autorevoli e ampi commenti e dibattiti in quel periodo sulle gravi ragioni di ordine filosofico e teologico che sostengono il giudizio della Chiesa, e che soprattutto non ammettono in nessun modo la possibilità di una doppia appartenenza. La Chiesa “condannando” chiarisce che il pensiero della Massoneria non può essere conciliabile con il pensiero di un cristiano e cattolico: la religione non può essere confinata dentro i limiti della sola ragione; la perfezione dell’uomo non è solamente sforzo di volontà ma dono della grazia di Dio; Dio non è un essere vago e indefinito, mistico contenitore di soggettive concezioni teistiche, ma è un Essere personale, incarnatosi e rivelatosi in Cristo Gesù; la vera umanizzazione non è solamente un miglioramento di tipo etico ma è un rinnovamento ontologico che agisce in una offerta d’amore, ecc. I principi massonici, ricevuti in maniera iniziatica ed esoterica, gestiti in una forma riservata ad una élite, conducono ad una visione del mondo e dell’uomo, ad un addomesticamento della stessa religione cristiana,che mette al primo posto la natura e la ragione, svuotate da ogni esigenza e appello al Mistero e al soprannaturale.

La Massoneria, come fenomeno assai complesso e diversificato al suo interno, forse richiede risposte e valutazioni più dettagliate e articolate; la stessa presenza di massoni che oggi si dichiarano apertamente non ostili o perfino favorevoli alla Chiesa, impone una chiarezza sui principi, sulle esigenze morali e spirituali della fede cristiana, perché il confronto e il dialogo non scada in una ambigua tolleranza, e in un astrattismo e relativismo inconcludente. La Chiesa, senza mai rinnegare la verità oggettiva sulla quale è fondata la dottrina che come madre e maestra insegna, segue la via dell’amore rispettando la libertà dell’altro. Nello spirito del Concilio Vaticano II cerca «la collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà» e instaura con tutti un pacifico dialogo certa che «Il rispetto e l’amore debbono estendersi anche a coloro che pensano e operano diversamente da noi nelle cose sociali, politiche e perfino religiose, poiché con quanta maggiore umanità e amore penetreremo nei loro modi di sentire, tanto più facilmente potremo con loro iniziare un colloquio. Certamente tale amore e amabilità non debbono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene. Anzi, lo stesso amore spinge i discepoli di Cristo ad annunciare a tutti gli uomini la verità che salva. Ma occorre distinguere tra errore, sempre da rifiutarsi, ed errante, che conserva sempre la dignità di persona anche quando è macchiato da false o meno accurate nozioni religiose» (Gaudium et spes, 28)”.