Referendum per la separazione di Mestre dalla città metropolitana

In merito all’acceso dibattito sviluppatosi a partire dalla proposta di un referendum sulla separazione di Mestre da Venezia, la cui ammissibilità è stata confermata dal Consiglio regionale del Veneto lo scorso 8 luglio, è intervenuta la presidente della Provincia di Venezia Francesca Zaccariotto.

Presidente Zaccariotto: «Ho  letto innumerevoli interventi sull’iniziativa referendaria della divisione di Mestre da Venezia, e i vari interventi sulla città metropolitana. Se mi è consentito, giungo alla conclusione che la confusione sotto il cielo è tanta, soprattutto in chi parla di città metropolitana solo sulla base di qualche articolo di stampa, senza conoscere cosa dice la norma. Desidero dunque innanzitutto chiarire alcuni punti.

Sono a favore del referendum per la divisione di Mestre da Venezia, perché non ho paura della democrazia, non ho il timore di ascoltare i cittadini per capire cosa vogliono.

Sono a favore perché, subdolamente e surrettiziamente, tante, troppe forze politiche in nome della democrazia stanno togliendo il diritto di voto dei cittadini.

Lo avevano tolto con il “porcellum” da molti vituperato e disconosciuto, lo stanno replicando, parimenti, nella riforma costituzionale che vuole un Senato non elettivo e una Camera senza preferenze. Date queste premesse, oggi più che mai sono a favore del referendum, unico strumento democratico rimasto in mano ai cittadini, che nuovamente si vuole cancellare per mille ed una non veritiere motivazioni.

Sono a favore del referendum, perché solo chi non ha compreso cosa significa città metropolitana, può opporvisi.

Provo a fare un esempio, per chiarire meglio ciò che intendo. Se vado a Parigi, vedo una città metropolitana costituita da circa 30 arrondissement (municipi). Chi abita in uno di questi arrondissement,  ad esempio a Neully sur Seine, risulta essere un parigino. Come oggi chi nasce a Favaro Veneto è un cittadino veneziano della municipalità di Favaro Veneto, una volta costituita la Città Metropolitana di Venezia ci saranno i cittadini di Venezia – Cona, di Venezia,- Cavarzere, di  Venezia – Mirano.

In altre parole, la divisione di Venezia da Mestre, qualora dovesse concretizzarsi, sarebbe niente altro che una “scomposizione” in vista di una diversa “ricomposizione”, supportata semplicemente da un maggiore livello di democrazia rappresentativa, visto che sia il Sindaco che i componenti della città metropolitana verrebbero eletti da tutti i cittadini della nuova città.

Quanto a chi parla della necessità di concentrarsi sullo “statuto” della città metropolitana, permettetemi di ricordare che già nel 1990 con la legge 142 fu stabilito che ogni Comune e ogni Provincia si dotasse di uno statuto, e già allora come oggi tutti a parlare di questa nuova ” carta costituente” delle autonomie locali. In realtà lo statuto di un ente non è altro che l’equivalente dello ” statuto” di una società. Un atto che detta le regole della vita di quel determinato organismo e, infatti, tutti gli statuti in Italia sono pressoché uguali, con la sola eccezione di uno o due articoli che caratterizzano questo o quel Comune.

Gli statuti non hanno mai creato lavoro, non hanno mai fatto diminuire la disoccupazione, non hanno mai fatto diminuire i poveri, nè tantomeno rilanciato l’economia.

Quindi chi invita a concentrarsi sugli statuti, o mente sapendo di mentire, o non ha colto a pieno l’opportunità della città metropolitana.

Quindi ben venga il referendum, e chissà che per una volta, seriamente, si incominci a pensare alla città metropolitana in chiave nuova, quella di una realtà di più ampio respiro capace di formulare un vero ” progetto” Venezia».