Faggiano, omicidio di Cataldo Pignatale arrestato Cosimo D’Aggiano

Il presunto omicida si trovava in affidamento ai Servizi sociali per scontare una pena residua di poco meno di un anno per il tentativo di omicidio di una prostituta nigeriana, fatto risalente al 16 febbraio del 2009. L’uomo di 45 anni è accusato di aver assassinato Cataldo Pignatale, detto Aldo, 43 anni, ingegnere fotovoltaico ucciso nelle campagne di Faggiano la notte tra giovedì e venerdì scorsi. Cosimo D’Aggiano, 45 anni di Sava, tossicodipendente, ha confessato il delitto. L’ingegnere ha cercato di difendersi dall’uomo che lo ha ferito alle braccia e al volto con un coltellino tipo cutter, lo ha poi inseguito per una cinquantina di metri e poi gli ha sferrato un fendente alla gola, sfilandogli i pantaloni e impossessandosi dei documenti per ostacolare le indagini. L’ingegnere, che in passato aveva lavorato per la Vestas, era stato sequestrato sotto la sua abitazione. D’Aggiano, secondo la ricostruzione fornita dagli inquirenti, è salito a bordo della “Tiguan Volkswagen” del professionista dopo averlo minacciato, poi lo ha costretto a dirigersi in una zona isolata nelle campagne di Faggiano. Il pregiudicato, che cercava soldi per acquistare la droga, si è indispettito per il fatto che Pignatale avesse con sè solo una piccola somma in contanti, o forse ha cercato di impossessarsi dell’auto e la vittima ha abbozzato una reazione. A quel punto potrebbe essere scattata la furia omicida. D’Aggiano ha impugnato il coltellino e ha iniziato a menare fendenti così come era accaduto cinque anni fa, quando colpì ripetutamente in varie parti del corpo una prostituta nigeriana lasciandola agonizzante per terra dopo aver avuto con lei un rapporto sessuale e sottratto la borsetta con il denaro. La donna, poi sottoposta a due interventi chirurgici, è viva per miracolo ma è rimasta sfigurata.

Cosimo D’Aggiano nel 2005 rapinò il titolare di un market di Manduria, dopo averlo colpito al volto con una roncola. Un modus operandi che si è ripetuto nel tempo e ha insospettito i Carabinieri. Sono andati a cercarlo, ma non si trovava nel suo appartamento nonostante la prescrizione che gli imponeva di non allontanarsi dal domicilio dalle 22 alle 7. Lo hanno allora aspettato e bloccato mentre cercava di rincasare. Il presunto killer era in chiaro stato confusionale per l’uso della cocaina, e soprattutto aveva gli indumenti sporchi di sangue. Nel corso dell’interrogatorio ha ammesso l’omicidio e ha collaborato al ritrovamento dell’arma. Secondo il procuratore della Repubblica, Franco Sebastio, che ha illustrato i particolari dell’indagine insieme al pubblico ministero Remo Epifani e al tenente colonnello Giovanni Tamborrino, comandante del Reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri, il movente “sembrerebbe quello della rapina, ma non va trascurata alcuna altra ipotesi”.