Firenze, Teatro dell’Opera alla fine chi paga le bollette?

Questo l’intervento di Mario Razzanelli (Forza Italia):

“Un Teatro dall’acustica invidiabile in grado di supportare tre spettacoli contemporaneamente è il ritornello che il Comune ripete per giustificare agli occhi dell’opinione pubblica un edificio così mastodontico da cancellare lo sky line di Firenze. Il Parco della Musica: una struttura che costerà oltre 300 milioni di euro costruita dalla Sac di Roma sulla base di una gara annullata dal Tar. Oggi apprendiamo che non si sa ancora chi dovrà pagare la luce, l’allaccio a internet o chi si occuperà del ritiro dei sacchi della spazzatura. Ma scherziamo? Ho partecipato a tre inaugurazioni del mega teatro. Mi auguro che non ce ne sarà una quarta, ma vorrei sapere sin d’ora chi e come gestirà questa struttura. In questi anni ci è stato detto tutto e il contrario di tutto. Renzi ha parlato di una Fondazione Unica per la Cultura che gestisca l’intera offerta culturale e fieristica compreso il Nuovo Teatro dell’Opera. Poi la Giunta ebbe una nuova idea: trasferendo il Parco della Musica sul patrimonio immobiliare della Fondazione del Maggio si sarebbe evitato il commissariamento, che invece puntualmente c’è stato. Alla fine per fare cassa si è persino arrivati ad affittare le sale a Ina Assitalia e a Generali Assicurazioni. Un capolavoro dell’architettura, macchine sceniche all’avanguardia, un’ acustica perfetta adoperata alla stregua di un Grand Hotel dove però il proprietario latita per pagare la bolletta della luce. Tutto questo mentre il cuore pulsante della cultura operistica fiorentina, il Maggio Musicale, dopo mesi e mesi di incertezza non sa ancora quale sarà il suo destino e fino a quando potrà esibirsi. Continuare a ripetere la solita litania che i soldi non ci sono è una bugia. Il problema è che vengono spesi male e a vantaggio di alcuni, basti pensare alla Foster e alla Linea 3 della Tramvia. E Firenze paga! Se davvero Renzi volesse cambiare questo stato di cose ora avrebbe la possibilità di farlo. Ma forse gli interessi sono altri”.