Una coscienza planante

IL PECCATO UNA COSCIENZA PLANANTE di Vincenzo Calafiore A volte capita di svegliarsi e schiudendo gli occhi alla prima luce sentire in se che qualcosa non è al suo posto; è come quando il sipario che calando o alzandosi da un palcoscenico al primo colpo d’occhio nell’insieme scenografico – qualcosa non torna – Un tempo ormai quasi preistorico a confrontarlo con l’oggi si respirava un’aria di rigore e di onestà verso se stessi e gli altri poi, ma è un tempo andato, sparito, polverizzato. Da un odierno amplificato nell’intero suo tessuto, il suo essere non giungono chiavi di lettura. Ma c’è un dogma imperante che costringe a guardare oltre da una guardiola ristretta senza la possibilità di evitarsi le bruttezze, le volgarità, le decadenze, interamente di un tessuto sociale. Se si potesse guardare all’inverso? Cosa scopriremmo e cosa potremmo ancora imparare dai nostri limiti, dalla consuetudine, dalla facilità mutevole ed incontenibile di prendere o lasciare? La nostra vulnerabilità e l’ignoranza persistente. La nostra fine sarà stabilita da quanto in noi sia sviluppata o emarginata la percezione dei limiti necessariamente imposti da una coscienza morale e sociale mortificata e oltraggiata, verosimilmente in dissonanza con quanto quotidianamente e sublimemente ci viene imposto da una specie di surrogato di – demos – per certi versi raccapricciante. Perfino le basilari cognizioni d’intendimento del cosiddetto – rapporto interpersonale- sono state mutate in una parvente fratellanza inesistente, scimmiottando e copiando con una certa praticità nell’elargire sentimenti e amicizie che nulla hanno a che fare con l’originale presa di coscienza. Succede spesso così d’essere prede dello sconforto e della delusione causati da una cattiva interpretazione di alcuni sentimenti inviolabili quali sono o dovrebbero essere: l’amore e l’amicizia! Questa maniera di buon mercato d’anime mi rammenta un’opera di Pablo Picasso, “ Il bacio” opera dell’anno 1969 in quei due volti a saperli giustamente interpretare è scritto a chiare lettere il malessere. Forse quel che più importa “oggi” è il sapersi svendere bene in ogni contesto senza alcuna dignità, senza alcun valore. E’ d’obbligo l’apparenza assoluta, che poi vi siano dei contenuti o meno poco importa. Bisogna seguire obbligatoriamente le mode e le correnti se no si è esclusi. Allora forse sarà il caso di non guardare fuori da quella guardiola ristretta, rimanere meglio degli esclusi da giochi sporchi e spregiudicati e respirare perché si vuole respirare, avere così la possibilità di scegliere nel bene e nel male assumendosi le proprie responsabilità quanto possibile sarebbe poter oltrepassare certi limiti e confini oggi alla massa sconosciuti purtroppo.