Agricoltura bergamasca in affanno per Confai

È un’agricoltura bergamasca ancora in affanno quella che emerge dall’analisi di metà anno realizzata da Confai Bergamo attraverso l’Osservatorio economico che fa capo a Confai Academy.

“Ci troviamo di fronte ad un settore con numeri ancora significativi nella nostra provincia – afferma  Leonardo Bolis, presidente provinciale e nazionale di Confai–, ma che stentaad uscire da un ciclo di crisi iniziato di fatto nel 2010. Da circa quattro anni a questa parte il Pil agricolo bergamasco, rappresentato per due terzi dalle produzioni animali, non aumenta. In base alle proiezioni a nostra disposizione abbiamo motivo di ritenere che anche per quest’anno non ci scosteremo dalla soglia dei 570 milioni di euro”.

Tra i comparti che faticano ancora ad uscire dal tunnel vi è innanzitutto la zootecnia da latte: questa resta alle prese con il pressante problema dei costi, legati al prezzo dell’energia e di altri fattori di produzione. “Ma non possiamo nascondere il fatto – fa notare Bolis – che sui costi pesa la taglia ridotta di gran parte delle strutture produttive bergamasche, tra cui rientrano spesso allevamenti di dimensioni medio-piccole”.

“Un altro comparto in crisi in Bergamasca è senz’altro quello suinicolo – ricorda Enzo Cattaneo, direttore di Confai Bergamo e segretario generale di Confai Academy -. Bene ha fatto l’assessore all’Agricoltura lombardo, Gianni Fava, a sollecitare una nuova convocazione d’urgenza del Tavolo nazionale della filiera suinicola al fine di riportare una minima redditività ad una catena produttiva in cui gli allevatori rappresentano in questo momento l’anello di gran lunga più debole”.

Tutto ciò nonostante in Lombardia si allevi circa il 40% dei suini prodotti a livello nazionale, con contributi significativi anche da parte della nostra provincia, dove il numero totale di suini all’ingrasso sfiora i 270.000 capi. Il settore suinicolo, peraltro, deve fare i conti con la scarsa disponibilità di superficie agricola che, in base alle normative comunitarie, limita drasticamente le possibilità di crescita della filiera.

“Un altro punto dolente – ricorda Cattaneo – riguarda la presenza in Bergamasca di oltre 13.000 macchine agricole ormai obsolete, di cui almeno un terzo dovrebbe essere prudentemente avviato alla rottamazione. Tuttavia l’acquisto di nuove macchine da parte delle imprese agricole è in netto calo da tempo a causa della crisi”.

Le uniche imprese disposte ad acquistare nuove macchine e tecnologie innovative sono quelle dedite al contoterzismo. “A questo riguardo – sottolinea Bolis – auspichiamo che in sede di applicazione delle misure Ue sullo sviluppo rurale si aprano effettivamente spazi di finanziamento per l’acquisto di macchine a beneficio delle imprese agromeccaniche, in modo da dare un reale impulso alla nostra agricoltura sul fronte dell’innovazione”.