La poesia di Consuelo Cosentini. Un caleidoscopio di immagini che prendono per mano e coinvolgono.

La giovane Consuelo Cosentini, nativa di Parma ma catanzarese di residenza e soprattutto figlia di Cirò Marina come ella stessa si sente e dove ha frequentato lo storico Istituto d’Istruzione Superiore “G. Gangale”, è un’artista a tutto tondo e non solo perché frequenta con zelo e passione l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, per la quale ha partecipato nel 2013 al Premio Nazionale delle Arti conseguendo un prestigioso riconoscimento per la sezione Scultura. È un’artista della poesia che da qualche anno sta mettendo in luce un percorso creativo che ci fa capire appieno quanto la poesia, lo scrivere, l’indagare, il cercare negli spazi della memoria e della realtà costituiscano un mezzo per guardare avanti, per allungare, in un certo modo, l’emozione che si prova a tu per tu con la sofferenza, col dolore, con la solitudine, col diario esistenziale, con gli affetti più cari presenti e non, col vivere ampiamente i tanti perché della solidarietà, del dialogo tra ombre e chiarori.

La giovane poetessa ancora inedita si presenta, seppur timidamente, con una raccolta di liriche aggraziate dalle quali emerge la speranza di un domani che rifugge dall’oggi ma che rientra nel mito nel quale ella stessa strugge le sue tensioni per conciliarsi nell’universale e nell’eterno. Si potrà dire che la tematica della giovane Consuelo, al di là del tempo, percorre e anima una vita al contempo umana e cosmica. Con i suoi versi si entra in un mondo estremamente ricco di umanità e di momenti legati alla reciprocità della gioia e del dolore, della tristezza e dello stupore, delle luci e delle ombre, del sogno e del sorriso, di una primavera che si rinnova continuamente e che ci stupisce anche, come quando scrive in “Il nostro tempo”: “ Voler ad ogni costo un altro te/ rende vano ogni pensiero./ Sminuirebbe ciò che sei / ciò che ora sei/per me/ Quel che fosti lo sai bene/ e di tanto tempo insieme/ non posso che riassumere/ nei miei occhi / un tuo semplice sorriso/ Questo fosti, sei e sarai”.

Stiamo leggendo pagine poetiche ricche di profonda interiorità umana ed artistica. Sono pagine che ci indicano che la poesia, per la Cosentini e per noi, è vita, essenzialmente vita che va vissuta col sapore antico, quel sapore che ti dava tanta vivacità e testimonianza di affetti, di genuinità ed intense emozioni quotidiane. Leggiamo la lirica “Liberi” laddove la poetessa cirotana aspira alla libertà perché per lei “Ovunque andremo saremo liberi./ Liberi di ricordarci./ Liberi di abbracciarci./ Col pensiero, forse, solleticando il nostro cuore…”.

Ne emerge una testimonianza del nostro tempo che eleva un profondo atto d’amore e di fede nei valori autentici della vita. Una elevazione discreta, ma profonda, che scorre sul ritmo di versi limpidi, che va diritto al cuore di chi si avvicina con una carica di profonda umanità. E “Cent’anni abbagliano / come sole/ le sue parole/ al crepuscolo/ dei cent’anni./ Cent’anni di solitudini e compagnie./ Sogni infranti/inaspettati e realizzati./ A lui non basta/ aver sentito, amato e tanto sorriso/una vita intera./ Noi ci faremo bastare/ quei due tre rimpianti/ sparsi dentro il cuore/ quei falsi miti / che ci inculcano sull’amore./ La vita è altra cosa./ Non s’aspetta./ Il respiro è irregolare/ perché vive davvero./ Entra troppo e troppo in fretta./ Azzurro cielo/ lo splendere semplice degli occhi tuoi,/ cielo/ tradusse lacrime in quiete scintilla di vita./ Dove pensi di arrivare?/ Non lo so!/ Ho appeso un sogno/in fondo agli occhi/più su del cielo.”

Consuelo Cosentini trasporta nei versi tutto il senso del suo essere giovane donna e artista e lo fa con la vivacità di immagini, illuminazioni, invenzioni in una poesia nutrita da un verso secco ed efficace. L’insieme è sobrio ed elegante e, dietro l’impressionismo apparente del pronunciato, svela le continue tensioni di un’attenta testimone, ricco di stupori e di metafore.

E non finisce qui la sua tensione di attenta e premurosa testimone. “Tipici gesti imprevedibili, /inafferrabili. /Alimenti il fuoco che arde dentro di me./ Lo fai tuo./ Fiamma invisibile/ pian piano consumerà l’ossigeno/ e darà volo ai miei sogni più reconditi.” Bella! Molto efficace. Ed ancora! In “Innocenza”: “Quelle scarpette rosse/ ai piedi della sua croce./ Vittima del sesso/ che le dava da mangiare./ Appena tre anni prima/ sorrideva a quegli occhietti/che non l’avrebbero più rivista”.

Questa raccolta della mia ex allieva di quel mitico “Gangale” l’ho letta con interesse e mi ha scatenato intense emozioniin quanto romanzo della vita dalla trama semplice ed avvincente insieme, dove i pensieri e le impressioni si rincorrono sui sentieri di una narrazione limpida, genuina ed innocente. Il percorso poetico risulta un caleidoscopio in cui il dolore, l’amore, la gioia e l’abbraccio continuo e sempre cercato si alternano in un flusso di accadimenti che prendono per mano e coinvolgono.