Motta Visconti, Carlo Lissi ha sterminato la famiglia con lucidità

A raccontare la confessione dell’uomo sono stati, nel corso di una conferenza stampa, il procuratore capo di Pavia Gustavo Cioppa e il comandante provinciale dei Carabinieri di Milano, Maurizio Stefanizzi.

”Non c’è stato un raptus o un elemento scatenante come una lite, o una brutta notizia: Lissi ha agito in modo lucido, nonostante il folle gesto”. I due hanno un rapporto sessuale, poi lei si è adagiata su un divano, a guardare la tv, e lui si è alzato e si è recato in cucina. Un gesto normale, come per bere un bicchiere d’acqua, ma quando è tornato ha impugnato un lungo coltello. Si è portato silenziosamente alle spalle della moglie colpendola di punta tra la gola e le spalle. Lei gli ha chiesto: ”Carlo che stai facendo..perché?”. Ha gridato ”aiuto”. La sua voce è stata sentita dai vicini ma scambiata per un urlo per la partita, anche se non era ancora cominciata. Come risposta ha ricevuto un pugno che l’ha fatta stramazzare al suolo. Una volta a terra lui l’ha colpita ancora con altri 3 o 4 fendenti, all’addome e alla schiena.

A qual punto Carlo Lissi è salito al piano di sopra, dove ci sono la camera matrimoniale e le due camerette dei bambini. Prima è andato in quella della figlia di 5 anni. Le ha appoggiato una mano sul collo e le ha affondato con l’altra, di punta, tutto il coltello nella gola. La piccola è morta senza nemmeno svegliarsi. Poi è andato nella camera grande. Anche a lui, di soli 20 mesi, l’uomo fa scendere la lama profondamente, di punta, nella gola, tenendo fermo il collo, mentre dorme profondamente.

Quindi il killer è sceso in cantina. Si è fatto una doccia e si è rivestito per andare all’appuntamento con un amico per vedere la partita dell’Italia. Come niente fosse. Si è sbarazzato del coltello gettandolo in un tombino. Al pub ha guardato la partita. Poi alle 2, tornato a casa, ha inscenato il ritrovamento dei corpi e il panico per la strage della sua famiglia da parte di sanguinari rapinatori per svaligiare la cassaforte. Ma era tutta una bugia.