14 senatori Pd si autosospendono Renzi senza numeri

Hanno “strappato” con il Pd targato Renzi. Sono: Casson, Chiti, Corsini, D’Adda, Dirindin, Gatti, Giacobbe, Lo Giudice, Micheloni, Mineo, Mucchetti, Ricchiuti, Tocci,Turano. Nomi che difficilmente l’ex sindaco di Firenze dimenticherà. Dopo aver preso il potere senza elezioni. Dopo aver accoltellato Enrico Letta. Ora Mister 41% rischia di fare la stesa fine. All’insegna del detto che chi di spada ferisce di spara perisce. A fare scattare l’ammutinamento la sostituzione dei colleghi Vannino Chiti e Corradino Mineo in commissione Affari costituzionali, dove l’iter delle riforme ha preso il via nelle scorse settimane ma non senza problemi. Ad annunciare la mossa collettiva è il senatore Pd, Paolo Corsini. In aula ha letto un documento in cui è scritto che “la rimozione dei senatori Chiti e Mineo, decisa ieri dalla presidenza del gruppo, rappresenta un’epurazione delle idee considerate non ortodosse”. Più avanti, Chiti rincarerà la dose nel parlare di “rischio di un partito plebiscitario e autoritario. Se vogliono mi cacciano”.

Matteo Renzi replica aumentando le distanze. “Non ho preso il 41% per lasciare il futuro del Paese a Mineo. Non molliamo di un centimetro. Non lasciamo a nessuno il diritto di veto. Conta molto di più il voto degli italiani che il veto di qualche politico che vuole bloccare le riforme. E siccome conta di più il voto degli italiani, vi garantisco che andremo avanti a testa alta”. Almeno questo il proposito di Renzi. Poi però in aula i numeri vacillano e la crisi di Governo è alle porte.