Padova, il volto di sant’Antonio

ricostruzione volto_santoLa ricostruzione forense del volto di Antonio realizzata dal Museo di Antropologia dell’Università di Padova Svelata al pubblico, in anteprima mondiale, martedì 10 giugno, nel corso del convegno «Scoprendo il volto di sant’Antonio», la ricostruzione forense del volto del Santo a opera del Museo di Antropologia dell’Università di Padova. Si tratta della più fedele ricostruzione del volto di sant’Antonio, realizzata con le nuove tecniche a disposizione di investigatori e criminologi. Il Santo più venerato al mondo, di cui esistono migliaia di immagini e di icone, ha oggi un volto inedito e sorprendente: grazie alla scienza abbiamo l’immagine più vicina alla realtà mai realizzata in otto secoli di storia.

L’operazione è stata possibile grazie all’avvento e all’evoluzione delle nuove tecniche di ricostruzione forense: dal solo cranio si può ormai ricostruire con un alto grado di oggettività il volto e le fattezze della persona. Tutto ha inizio da un’intuizione del Museo di Antropologia dell’Università di Padova. “Avevamo già ricostruito volti di nostri antenati e di personalità del nostro territorio come il poeta Francesco Petrarca – racconta Nicola Carrara, il conservatore del Museo di Antropologia –. Perché non ricostruire quello di sant’Antonio, la personalità legata alla città di Padova più famosa al mondo? In questa scelta è stato fondamentale il contributo del Centro Studi Antoniani. Di sant’Antonio avevamo il calco del cranio, realizzato nel 1981 in occasione della ricognizione dei resti del corpo e una prima ricostruzione fatta dallo scultore Roberto Cremesini nel 1995. Era davvero quello il vero volto del Santo? A distanza di 30 anni avevamo le conoscenze e le tecniche per verificarlo. E il risultato della nostra ricerca è sorprendente”. Avvincente la storia, quasi come un film: “Volevamo che Cicero Moraes (designer 3D brasiliano) lavorasse alla cieca, per non essere influenzato dalla grande personalità cui apparteneva quel cranio – spiega Carrara –. Gli abbiamo comunicato solo i dati essenziali: maschio, 36 anni, caucasico e gli abbiamo lasciato campo libero”. Gli scarni indizi sono confrontati con migliaia di dati forensi, archiviati in tutto il mondo. E dal mare di informazioni Moraes, senza saperlo, ricava la prima, inequivocabile conferma: è un iberico, probabilmente un portoghese. Per Moraes la scoperta che si tratta di sant’Antonio, santo veneratissimo in Portogallo e in Brasile, è un colpo al cuore: “A ogni passo mi domandavo chi fosse quell’uomo. Quando l’ho saputo, sono rimasto senza parole, letteralmente meravigliato. Nonostante io non sia particolarmente religioso, ho sentito una grande responsabilità: milioni di persone nel mondo avrebbero visto in faccia il loro Santo”. Entra in scena a questo punto l’ultimo importante attore: il Centro de Tecnologia da Informação «Renato Archer» di Campinas (San Paolo), un centro specializzato nella stampa 3D ad alta precisione. Dai suoi laboratori riemerge il volto di sant’Antonio, a quasi 8 secoli dalla morte.

Il volto di sant’Antonio rimarrà in esposizione dal 12 al 22 giugno negli spazi della Mostra della devozione popolare, nel Chiostro del beato Luca Belludi della Basilica del Santo.