Si fa sempre più forte dissenso al progetto di fusione della BCC di San Calogero con quella di Maierato

dibattito bcc san calogero

È sempre più acceso il dibattito che anima i soci della Banca di Credito Cooperativo di San Calogero in vista dell’assemblea, fissata per il 25 maggio, che dovrà decidere sul progetto di fusione con la consorella di Maierato. Ad agitare lo spettro in particolare il comitato “No fusione”, che intanto ha avuto una vittima, il presidente Michele Maccarone espulso da socio – stessa sorte alla sua azienda – per le posizioni assunte nei confronti del Consiglio di Amministrazione. Ad esprimere solidarietà al Maccarone tutto il comitato, ritenendo che si tratti di una ritorsione che lede i diritti del socio ad esprimere la propria opinione.

Diverse le riunioni e gli incontri per informare i soci e i cittadini sui possibili risvolti negativi a cui andrebbero incontro con la fusione; come la fine dell’autonomia e del legame con il relativo tessuto sociale e culturale, venendo meno la missione fondamentale: la promozione del benessere dei soci e delle comunità sottolineata nella Carta dei valori del Credito Cooperativo.  L’ultimo incontro è stato svolto a Limbadi nei giorni scorsi (sala conferenza del municipio) dove sono state ribadite tutte le perplessità, come risulta anche da una lettera inviata ai soci.

L’immagine forse più efficace che ha contrassegnato il dibattito è quella “dell’oscurità” che circonda l’operazione, evocata dall’ex presidente della Bcc di San Calogero, Gaudenzio Stagno:  “Signori miei, se volete fare i salti nel buio, ditecelo. Noi vi possiamo capire fino ad un certo punto.  Però, salti nel buio, come soci e persone razionali che hanno ancora la capacità di leggere e  capire alcune cose, consentici che non lo possiamo permettere”.  Ma le posizioni fortemente critiche sono espresse da più parti, come quella dell’ex presidente della Bcc Giuseppe Grillo (fine anni ’90 e inizi del 2000) e dei soci Gregorio Paglianiti, Mimmo Pantano e Vincenzo Calabria.

 “Il salto nel buio” riassume in modo emblematico lo stato d’animo e la forte preoccupazione che si fanno sempre più diffusi tra i soci contrari alla fusione.

All’incontro ha partecipato anche il componente del Consiglio di amministrazione Enzo Calzone il quale, in primo luogo, ha ribadito che la sua partecipazione è a titolo personale e che sarà l’assemblea ad essere sovrana. Poi in merito al suo voto favorevole alla fusione, ha spiegato che, rispetto a quanto prospettato, ha ritenuto  importante che il territorio del Vibonese potesse avere una banca, in un frangente in cui è fondamentale avere “una economia di scala più grande” per far fronte all’aumento delle sofferenze ed ad una raccolta di fondi minore a causa della crisi. Risposta e motivazione che certo non hanno convinto i fautori del no alla fusione, i quali in coro hanno messo in luce che la Bcc di Maierato non ha i soldi neanche per pagare i dipendenti e quindi non si capisce come mai ci si avventuri in questo progetto. Invece, ha ribadito Stagno, sarebbe stata cosa seria “concentrarsi sulla nostra banca per sanare tutte le nostre sofferenze e di prendere le borse e andare dalle imprese a sviluppare proposte e progetti, invece di intestardirsi su una operazione quanto meno discutibile”. Inoltre Stagno, rivolto sempre a Calzone ha posto una questione non certo secondaria da mettere in conto: “Avete considerato il fenomeno dell’abbandono? Per ogni cliente che andreste a perdere,  acquisire un nuovo cliente costa dieci volte di più. Sono studi fatti dall’università Cattolica”.

 Anche l’ex presidente della Bcc di San Calogero Giuseppe Grillo, ha impostato la questione sulla credibilità del progetto: “Parlare per una piccola banca di piano commerciale e industriale – ha spiegato – siamo fuori strada. Per San Calogero parlare di fusione è un bivio terribilmente difficile. Avrei apprezzato che l’intero consiglio invece di correre come un treno a porte chiuse, venisse a parlare nelle nostre assemblee e dire alle nostre comunità: cosa ne pensate andiamo avanti o no?.  Bankittalia ha grande responsabilità. Le BCC dovrebbero essere considerate come piccoli comuni. Il comune non viene chiuso se va in dissesto. La BCC è un bene sociale, che ha una funzione etica. Prima di dire fondetevi,  si dovrebbe ragionare sul fatto se le due realtà sono pronte a fare un progetto come quello proposto, in quanto con la BCC si applica un principio di democrazia: si raccoglie dal basso per investire nel sociale, per dare risposte alla comunità. La BCC di Maierato ha 14 milioni di sofferenze. È poggiata su pochi grandi imprenditori; invece la BCC di San Calogero ha fatto qualcosa di importante, con mille e 600 soci. Bankitalia non può venire a dire, adesso fondetevi”.

Inoltre nel suo intervento, Grillo ha fatto le seguenti considerazioni: “E’  nostro dovere salvare la BCC di Maierato perché c’è il commissario dietro la porta, ma incorporandola, portando il nostro patrimonio di valori, di gestione oculata, in quanto rappresenta un piccolo stato di democrazia che viene di fatto esautorato in quanto la base sociale non viene informata. Non si può venire a fare un’unica assemblea straordinaria usando l’arma delle tre deleghe per ogni socio. Volete per forza fare questa fusione? Ma noi non siamo preparati per andare su Vibo, in quanto si tratta di un territorio molto difficile. E poi i termini gestionali con cui si procede a questo progetto di fusione con una banca ormai tecnicamente morta…  Noi  diamo il collegio sindacale alla banca di Maierato che ha fallito e che si trova con tutte quelle sofferenze?  Noi stiamo dando il controllo della banca a questi signori che hanno creato questi disastri. Ma questo è assurdo.  Avrei apprezzato che il consiglio avesse sentito i soci. La nostra banca è stata punto di riferimento per le iniziative sociali e culturali. In questi ultimi anni è stata completamente assente. Se abbiamo questo progetto di fusione perché andare a spendere altri 900 mila euro per lo sportello di Vibo? Invece di chiuderci dobbiamo parlare, aprirci, informare. La BCC di San Calogero ha una storia, ha una funzione sociale ed etica. I soci di San Calogero la fusione non la vogliono.  Propongo una sfida: volete far decidere ai soci: aboliamo le deleghe, libertà di coscienza. Questa è vera democrazia. Così ci si guarda in cagnesco per chi arriva al potere. Alla banca di Maierato stanno facendo soci a 500 euro, invece prima da 5 mila euro in su. Gli ultimi mesi stanno andando in giro per fare soci. Stiamo rischiando grosso. Dare libertà di voto ai soci e facciamo decidere alla saggezza del popolo. Questo sarebbe nobile”.

Si riporta il contenuto degli altri interventi, a cominciare da quello di Mimmo Pantano, segue quello di Gregorio Paglianiti ed infine, Vincenzo Calabria chiude il dibattito.

Domenico Pantano: “Il motivo che mi ha dato lo stimolo di partecipare è il tema del campanilismo. Mi ha dato fastidio. Ho ricordato che la nostra banca è nata come cassa rurale con 122 soci solo di San Calogero. Era riservata agli artigiani e agli agricoltori. Quando c’è stata la possibilità ad aprirsi, si è aperta. Tutti hanno avuto contributi per qualsiasi iniziativa. Ha dato la possibilità di conoscerci, ha avuto un ruolo sociale.  Ci conosciamo in tanti e siamo diventati amici. Adesso con questo progetto, noi diventeremo periferia. Chi presterà più attenzione a queste piccole comunità? I bilanci sono stati sempre buoni. Complimenti dalla Banca d’Italia per i conti virtuosi. Cosa è successo adesso? Io non metterei mai con un socio pieno di debiti. Ma perché la banca non si è fatta promotrice per partecipare alle fiere a far sì che si creassero cooperative. Perché noi siamo stati mai artefici per promuovere il territorio. Se andiamo su Vibo perdiamo questo ruolo. La banca si regge sui legami di affetto, di vicinanza. Andrò in qualsiasi altra banca perché si perderà il legame. Non significa che la fusione andrà bene anche da un punto di vista della gestione amministrativa. Faccio l’appello: gli amici di Limbadi devono capire che è anche la loro banca e trovano clima di affetto, di considerazione che merita un socio. La banca ha avuto in tutti questi anni la funzione di carattere sociale e politico; non possiamo perdere la banca, perché saranno definitivamente spogliati anche di questa importante istituzione.

Gregorio Paglianiti:  “Qui ci siamo aggregati senza renderci conto. C’è una imposizione. Si può pensare che vada al di là di una scelta meditata. Non si pone il problema che si possa sbagliare. Maierato non hanno liquidi, non hanno fondi, e sono più di 14 milioni di debiti. C’è qualcosa di strano in tutto questa operazione. Abbiamo intuito che c’è qualcosa di strano. Da una relazione della Banca d’Italia la Bcc di Maierato scomparirà in sei mesi. Allora votiamo il 10 ottobre. Qualcuno lo costringe. Non si può tornare indietro? Ma perché. Distrugge una comunità. È possibile che avevano intenzione con una delibera far venire una persona esterna e dare uno stipendio di 200 mila euro. Queste due banche scompariranno. Questo è il progetto. La Banca d’Italia non costringe nessuno. Le persone che si macchieranno questa operazione a livello di immagine; distruggeranno la banca. Nessuno ha spiegato gli aspetti negativi di questa operazione. È il progetto che non va. Le persone intelligenti sanno fare un passo indietro al momento opportuno”.

Vincenzo Calabria: ” Lo scorso anno non si parlava di fusione. La Bankitalia definisce virtuosa la gestione della Bcc di San Calogero e concede di aprire la filiale di Vibo. Il 5 ottobre il presidente federazione delle BCC  della Calabria afferma che è a rischio la sede e si parla di incorporazione in quella pugliese. L’iniziativa parte da Cosenza. Come posso salvare la mia poltrona? Con la banca di Vibo Valentia dalla fusione di Maierato e di San Calogero. Se si guardano i bilanci Maierato i crediti deteriorati da 3 milioni sono arrivati, tra giugno e dicembre a 14 milioni. È una banca morta. Nel momento in cui vado a fare una fusione, devo chiedere di fare un progetto. A chi lo si chiede? Alla federazione che è in conflitto perché ha un interesse. Hanno fatto l’accordo garantendo presidenza e vicepresidenza a Barone e a Maccarone; agli altri soltanto promesse. Bankitalia è responsabile. Dove stava prima? Impossibile recuperare le sofferenze con un creditore di 5 milioni di euro. Qual è il dialogo? Abbiamo chiesto l’assemblea e ci è stata negata: ma eravamo dei brigatisti? Giungono voci che si sta facendo intimidazione nei confronti dei soci. Questo è gravissimo. Si istigano i soci a non intervenire nella discussione, nel dibattito. Anche ai dipendenti acqua in bocca. Nessun documento ci è stato consegnato. Anche i consiglieri che prima hanno votato la fusione, poi uscendo ci invitano a combattere contro. Non dobbiamo chiedere a voi di votare a voto segreto, ma dovete essere voi ad attuarlo. L’iniziativa deve partire da voi consiglieri: “Dobbiamo lasciare libertà a tutti, dobbiamo votare a voto segreto. Dobbiamo rispettare la libertà”. Se non fate questo, vuol dire che non esiste democrazia”.

 Infine è intervenuto anche Pino Morello, in veste di padre di una socia: “C’è richiesta generalizzata di dialogo. Non si capisce come mai questa richiesta non viene accolta. La BCC di San Calogero è una banca che funziona. Sarà un colpo mortale per la nostra economia se si procedesse alla fusione. Perché non si apsetta di capire quali sono gli sviluppi per Maierato e poi si deciderà. Bisogna appellarsi al buon senso, alla democrazia e iniziare un rapporto diverso che centri l’obiettivo e tranquillizzi la popolazione.