Sì all’idea di un Museo della Resistenza in Toscana

La Regione è pronta a fare la sua parte per sostenere l’idea di un Museo regionale della Resistenza lanciata dall’Anpi attraverso Giorgio Pacini. Questi sono tempi difficili, in cui è necessario scegliere con oculatezza dove e come spendere, ma questa sarà una buona spesa perché serve a tenere viva la memoria e non c’è coesione sociale senza una storia condivisa. Lo ha detto il presidente della Toscana parlando stamani ai lavoratori del Nuovo Pignone, nella mensa aziendale, in occasione della cerimonia per l’anniversario della Liberazione. Il presidente ha ricordato nel suo intervento che dalla lotta di liberazione, dalla Resistenza, dal 25 aprile, dalla vittoria sul nazifascismo nasce la Costituzione, con il suo stupendo articolo 1: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. E anche per questo, ha sottolineato, oggi bisogna ragionare di più sul rapporto tra democrazia e lavoro. I dati Istat, ha ricordato, parlano di un milione di famiglie senza un reddito da lavoro, di oltre 4 milioni di giovani disoccupati, di cui 88mila nella sola Toscana. Ecco perché oggi la priorità è creare lavoro, dare un’occupazione a chi non ce l’ha. E le opportunità non mancano, basti pensare alle opere necessarie per ridurre il rischio idraulico, geologico e sismico, alla necessità di potenziare e rendere più fruibile l’offerta dei beni culturali, agli interventi in campo sociale e sanitario Il presidente ha indicato due emergenze assolute: il lavoro e la giustizia sociale, in uno scenario in cui crescono a dismisura squilibri e ingiustizie. E se è giusta la lotta violenta alla burocrazia, ha affermato, altrettanto necessaria è la lotta violenta all’evasione fiscale. Sono questioni che vanno affrontate con assoluta urgenza, perché il rischio è che ciò che di bello e buono è stato costruito nel corso di tanti anni di impegno e di lotte venga messo in discussione dall’assenza di lavoro e dalla condizione di bisogno di migliaia di persone senza presente e senza futuro. Il presidente ha dedicato una parte del suo discorso al contributo importante che la fabbrica fiorentina ha dato alla Resistenza, con la partecipazione agli scioperi per il pane e la pace del marzo del ’44. Fu un atto coraggioso dopo un ventennio in cui il fascismo aveva proibito gli scioperi. Così la classe operaia fu protagonista e classe dirigente del Paese. E a Firenze fu Mario Fabiani ad organizzare insieme ai lavoratori quello sciopero che partendo dal Pignone e dalla Galileo coinvolse tante medie e piccole imprese, da Firenze a Prato a Empoli a Santa Croce. Centinaia di uomini, ha concluso, che manifestarono contro la guerra furono arrestati e deportati su carri bestiame con destinazione il campo di Mauthausen. Solo 71 tornarono a casa. Il Pignone pagò il suo contributo con sei deportati di cui uno solo, Luigi Leporatti, fece ritorno.