Bomba day, sopralluogo all’imponente barricata

“Ringrazio l’esercito italiano per il grande lavoro compiuto in questa complessa fase preparatoria che prelude all’altrettanto delicata operazione di disinnesco e per aver dato la possibilità ai mezzi di comunicazione di vedere da vicino l’imponente camera di espansione costruita attorno all’ordigno. Questa barricata di terra parla da sola. Non avremmo mai organizzato un piano di evacuazione tanto impegnativo per tutti se quest’operazione non fosse davvero così pericolosa”. Così il sindaco di Vicenza e commissario delegato al coordinamento dell’evacuazione Achille Variati ha introdotto, questa mattina, il sopralluogo concesso dall’Alto comando forze di difesa interregionale Nord dell’esercito italiano ai mezzi di comunicazione all’interno dell’ex aeroporto Dal Molin fino alle opere di apprestamento realizzate dal II Reggimento genio guastatori per contenere gli effetti di un eventuale scoppio dell’ordigno durante il disinnesco operato dagli artificieri il 25 aprile. Erano presenti anche il questore Angelo Sanna e i sindaci di Caldogno, Marcello Vezzaro, e di Costabissara, Maria Cristina Franco Prima di raggiungere l’area della bomba i giornalisti, tutti preventivamente accreditati per evidenti ragioni di sicurezza, hanno potuto ascoltare dal capitano Salvatore Toscano, coordinatore dell’operazione, la descrizione del pericoloso ordigno e le modalità di intervento che tengono conto della particolarità dell’ambiente, dove molte delle 133 bombe di misura inferiore rinvenute durante la bonifica bellica attendono a loro volta di essere disinnescate. Com’è ormai noto, la bomba di fabbricazione inglese, definita dagli artificieri “Old Lady”, è del tipo MK2, conosciuto come blockbuster bomb per la capacità di distruggere un intero quartiere. L’ordigno è lungo 2 metri e 10 centimetri e contiene 1500 chilogrammi di esplosivo Minol II, equivalente a 1800 chilogrammi di tritolo. Le 3 spolette sono tutte armate, ma secondo gli artificieri non hanno prodotto lo scoppio perché l’ordigno è stato lanciato dopo altre bombe la cui deflagrazione può aver prodotto onde anomale che hanno deviato la sua caduta, facendolo impattare in modo anomalo, senza “andare in battuta”. Ciò che non è successo nel bombardamento del 17 novembre 1944, non si può escludere che possa accadere nel corso dell’intervento di disinnesco: il pericolo è reale. Per questo motivo il capitano Toscano ha descritto gli effetti meccanici, termici e luminosi che potrebbero investire, in caso di scoppio, tutto ciò che si trova nei primi 2 chilometri e mezzo di distanza, dal crollo degli edifici più vicini causato dall’onda sismica, al violentissimo lancio di schegge in tutta la zona evacuata, dal propagarsi di una bolla di fuoco ad elevatissima temperatura, alla formazione di un fungo luminoso accompagnato da un fortissimo boato percepibile fino a notevole distanza. “Questo – ha concluso il capitano – è lo scenario di un’ipotetica esplosione ed il motivo per il quale, il 25 aprile, solo il sottoscritto e altri due artificieri lavoreranno nell’area di rischio”. Proprio per mitigare gli effetti dello scenario peggiore, oltre che per ridurre il raggio di evacuazione che altrimenti sarebbe stato di 4 chilometri e avrebbe riguardato anche l’ospedale San Bortolo, gli artificieri hanno realizzato in soli 21 giorni l’imponente cassa di espansione visitata oggi dalla stampa. Si tratta di un barricamento realizzato con 5 mila metri cubi di terra ricavata nel sito, una sorta di piramide a gradoni alta 7 metri e larga 8 metri che forma attorno all’ordigno un quadrato di 34 metri di lato con un varco d’uscita a sua volta protetto da un muro lungo 18 metri. Al centro della piramide, in una sorta di sarcofago in legno, “Old Lady” attende di essere resa finalmente innocua.