San Calogero, Sabrina Monteleone sposa Domenico Prestia in ospedale. Dopo poche ore lui muore

San Calogero Domenico e SabrinaAmore e morte. Un topos della letteratura che trasfigura l’intensità del sentimento più alto, più nobile, capace di creare ma anche di distruggere. L’amore, corda che si tende fino a toccare un’intensità drammatica, che oltrepassa la stessa vita e si affida nelle mani della morte, assume il carattere del mistero, come nell’epilogo della storia di Domenico e Sabrina.

Platone nel Simposio scrive che “l’anima di ciascuno vuole altra cosa che non è capace di dire, e perciò la esprime con vaghi presagi, come divinando da un fondo enigmatico e buio”. Adesso, da questo fondo “enigmatico e buio” per noi che viviamo l’esperienza terrena e sentiamo che il confine che segna la vita e la morte è senza misura, ci chiediamo che senso dare a quanto è accaduto martedì 11 marzo all’ospedale Riuniti di Reggio Calabria, quando Sabrina, per suggellare i 29 anni del suo fidanzato, Domenico, gli ha voluto donare l’amore di fronte a Dio. Si sono sposati con una cerimonia religiosa; ma il loro matrimonio è stato consegnato all’eternità, perché dopo poche ore Domenico ha spiccato il volo in cielo, lasciando nello smarrimento, nella disperazione, nello sgomento, nel dolore, la stessa sposa, la madre Tina, il padre Vincenzo, le sorelle Giusy e Natalia e gli altri parenti e gli amici accorsi per vivere con Domenico, un avvenimento così importante.  La sorte, con le sue drammatiche coincidenze e ironie, riesce a disarmare e lascia senza parole.

Solo i giovani sono capaci di gesti in cui l’amore diventa dono assoluto, libero da qualsiasi catena, anche della sua stessa finitudine, per accedere nel mistero dell’oltre. Il sentimento di questi due giovani ha ricevuto così, una nuova consacrazione e ci insegna che l’umanità, al limite estremo, ritorna linfa rigenerante, vivificante,in un mondo dove tutto sembra destinato al nichilismo e al cinismo (sul tema dei giovani è interessante quello che scrive il filosofo Umberto Galimberti nel suo “L’ospite inquietante, il nichilismo e i giovani”). La storia di Domenico Prestia e di Sabrina Monteleone, nel suo epilogo così drammatico, straziante, assume una potenza umana e spirituale, una trasfigurazione poetica, che riesce a strapparci dall’apatia e dall’aridità di un sistema di relazioni sociali e umane che ha eletto l’insensibilità, la cecità, l’insensatezza  e la disumanizzazione, nuovo linguaggio da consumare come una qualsiasi merce.

La loro vicenda consegna un nuovo capitolo in questo lungo cammino che ha compiuto l’uomo da quando ha cominciato a riflettere sul valore da dare alla vita di fronte alla morte; racchiude, come in uno scrigno, tutta la letteratura che l’umanità ha cantato e descritto intorno ad un topos universale.  L’esito riservato dalla sorte ai due giovani colpisce, lascia stupefatti, attoniti, disarmati, increduli e il pianto, con il suo umore catartico, segna il volto dell’esistenza ,non solo della sposa,dei genitori, delle sorelle, di tutti i parenti e degli amici, ma di tutti noi. Il gesto di Sabrina crea una fortissima emozione e ci consegna un valore che svela come dramma, casualità, coincidenza, nascondono delle verità che non è possibile interpretare e comprendere con i paradigmi del freddo pensiero razionale, con l’habitus di chi guarda un evento e resta impassibile; il linguaggio dell’emozione si appropria dei sentimenti e ci fa entrare in una nuova dimensione, che assume i connotati dell’archetipo.

Dall’antichità ai giorni nostri, sono tanti gli autori che hanno cantato la forza creativa e distruttiva di Eros e Thanatos (dal mito di Orfeo ed Euridice, a Catullo, Ovidio, Virgilio, Dante, Petrarca), ricevendo infine nella temperie del Romanticismo un nuovo pathos (Foscolo, Leopardi), in cui le corde del sentimento passionale e ideale vengono tese fino alla rottura, il tutto vissuto e sofferto dentro, con una tensione straziante tutta interiore, ma senza squarciare il velo che ha generato il mito.

Domenico è da tre anni che combatteva per sconfiggere questo mostro che si chiama leucemia, un tumore del sangue che ha già distrutto la vita di altri giovani nel comune di San Calogero, molto probabilmente dovuto all’inquinamento ambientale. Nonostante la sua malattia, è riuscito a laurearsi in Ingegneria. Tra questa drammatica lotta e gli studi, Domenico si dedicava con grande impegno alle opere umanitarie.

I funerali si svolgeranno nel pomeriggio a San Calogero. Tantissimi gli amici che si sono recati in ospedale per dare conforto al dolore dei familiari.