Pane lucano a Betlemme nota della Cia

“Nell’evento del pane lucano prodotto a Betlemme al legittimo orgoglio dei panificatori lucani in Palestina per rilanciare la filiera del grano duro all’estero si aggiunge quella dei nostri produttori cerealicoli autentici custodi del “grano Cappelli” come delle altre 61 varietà di grano duro”. E’ il commento di Antonio Nisi che oltre ad essere il presidente regionale della Cia-Confederazione Italiana Agricoltori ha anni di responsabilità nazionale del Gie (Gruppo interesse economico) cerealicolo aderente alla Confederazione. “L’iniziativa per i cerealicoltori a noi associati – aggiunge – ha anche un forte significato di competitività del nostro grano duro che regge la sfida di quello estero. Non a caso il grano duro utilizzato dai forni palestinesi proviene infatti quasi tutto dal Canada o dagli Stati Uniti”. Per Nisi “la forte competizione del libero mercato determinata dall’arrivo pressoché quotidiano al porto di Bari di grano di origine estera (Ucraina, Kazakhistan, Australia, Canada) che sta strozzando i produttori cerealicoli lucani e meridionali, con quotazioni del nostro grano duro molto più basse al quintale, incide particolarmente sulla sicurezza alimentare. E’ ormai risaputo che nella pasta italiana vengono impiegati grani duri per il 70% di origine estera, con seri problemi di qualita’ e sanita’ del prodotto. Abbiamo bisogno di combattere senza tregua l’economia dell’inganno con un sistema coordinato e pianificato dei controlli. “Ma – evidenzia Nisi – malgrado i segnali di ripresa dello scorso anno, l’Italia ha prodotto il 6,5 per cento in meno. Si tratta di una diminuzione di circa 250mila ettari. Occorre, dunque, arrestare il declino della produzione di grano duro italiano, se vogliamo garantire prospettive produttive e di reddito al sud Italia e soprattutto tutelare il ‘made in Italy’ della pasta, dato che oggi l’industria è arrivata ad approvvigionarsi all’estero per il 50% del proprio fabbisogno ed è necessario salvaguardare l’utilizzo delle sementi certificate, strumento insostituibile per incrementare la produttività e il miglioramento qualitativo”.