Milano, luogo che rende più solide le basi su cui fondare il nostro futuro

pisapia e seedorf“Ciascuno di noi può e deve essere sempre pronto, nella vita di tutti i giorni, ad assumersi la responsabilità di denunciare una ingiustizia, di difendere chi è più debole, di aiutare chi è rimasto indietro. Le persone a cui oggi dedichiamo un cippo e un albero hanno lasciato un segno indelebile nella storia del nostro Paese e in quella del Mondo intero. Persone che hanno affermato con l’esempio di tutta la loro vita il valore dell’azione individuale nel combattere la violenza e la sopraffazione. Da oggi fanno parte di questo luogo incantato Papa Giovanni XXIII, Nelson Mandela, Beatrice Rohner e tre nostri concittadini, don Giovanni Barbareschi, oggi presente tra noi, Giuseppe Sala e Fernanda Wittgens”.

Lo ha detto il Sindaco di Milano intervenendo alla cerimonia al Giardino dei Giusti di tutto il mondo in occasione della Seconda Giornata europea dei Giusti.

“Il Giardino dei Giusti – ha proseguito il Sindaco Giuliano Pisapia- è un luogo che rende più solide le basi su cui fondare il nostro futuro e con questa cerimonia vogliamo onorare e seguire l’esempio di donne e uomini che hanno saputo tradurre i propri valori civili nella solidarietà verso i perseguitati e nell’azione quotidiana a favore del prossimo. L’insegnamento dei Giusti di rigore morale, di altruismo, di responsabilità verso il prossimo è un patrimonio di tutti noi; è la dimostrazione tangibile che scegliere e fare il bene è sempre possibile”.

I nomi sono stati decisi dall’Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano, che vede soci fondatori il Comune di Milano, l’Unione delle Comunità ebraiche Italiane e il Comitato per la Foresta dei Giusti-Gariwo: in particolare, i sei nuovi nomi per il 2014 sono stati individuati dall’Assemblea e ratificati dal Comitato dei Garanti.

Nelson Mandela, simbolo della lotta all’apartheid scomparso lo scorso 5 dicembre, nei 27 anni trascorsi in carcere ha coltivato i valori di umanesimo e fratellanza, trasformando l’odio e la violenza in un progetto di riconciliazione tra le diverse anime del Sudafrica; Angelo Giuseppe Roncalli (Papa Giovanni XXIII), delegato apostolico a Istanbul dal 1935 al 1944, ha agito per soccorrere migliaia di ebrei in fuga dalla persecuzione nazista. È scomparso 50 anni fa, nel 1963;

Beatrice Rohner, insegnante svizzera, ha salvato ad Aleppo moltissimi bambini rimasti orfani durante il genocidio degli armeni del 1915 messo in atto dal Governo dei Giovani Turchi. È morta nel 1947;.

E ancora tre Giusti milanesi:

don Giovanni Barbareschi, ha portato in salvo in Svizzera migliaia di antifascisti, ebrei e prigionieri politici, procurando loro documenti falsi attraverso la sua “organizzazione di soccorso cattolico” (OSCAR); Giuseppe Sala, presidente dell’Opera San Vincenzo, ha gestito direttamente la rete di aiuti ad antifascisti, soldati ed ebrei in fuga, per i quali trovava ricoveri e organizzava il trasferimento oltre confine; Fernanda Wittgens, donna di cultura, direttrice della Pinacoteca di Brera dal 1941, ha messo al sicuro le opere d’arte dalle requisizioni naziste e aiutato numerosi ebrei a fuggire nella vicina Confederazione elvetica. È morta nel 1957. Il Giardino dei Giusti di Milano, il primo in Italia e il quarto nel mondo dopo Gerusalemme, Yerevan, Sarajevo, è stato inaugurato il 24 gennaio 2003.

I primi alberi sono stati dedicati proprio ai promotori degli altri tre Giardini dei Giusti nel mondo: Moshe Bejski, in onore dei Giusti tra le Nazioni; Pietro Kuciukian, in onore dei Giusti per gli Armeni; Svetlana Broz, in onore dei Giusti contro la pulizia etnica della Bosnia-Erzegovina. Le altre intitolazioni sono state per Andrej Sacharov, in onore dei Giusti del Gulag; gli italiani Giusti tra le Nazioni onorati a Yad Vashem per aver salvato gli ebrei durante la Shoah; Pierantonio Costa, per aver salvato molte vite durante il genocidio in Ruanda; Hrant Dink, assassinato a Istanbul per aver difeso la memoria del genocidio armeno in Turchia; Anna Politkovskaya, assassinata a Mosca per aver denunciato i massacri di civili in Cecenia; Dusko Condor, ucciso per aver denunciato la pulizia etnica in Bosnia-Erzegovina; Khaled Abdul Wahab, per aver salvato un gruppo di ebrei durante la Shoah in Tunisia; Vasilij Grossman, per aver documentato per primo il dramma della Shoah in Russia; Marek Edelman, vicecomandante della rivolta del ghetto di Varsavia nel 1943, per aver scelto di restare in Polonia come “guardiano” della memoria; Guelfo Zamboni, Console generale d’Italia a Salonicco, per aver aiutato la comunità ebraica durante la Shoah; Enrico Calamai, diplomatico, per aver salvato almeno 300 persone nell’Argentina dei desaparecidos; Giacomo Gorrini, testimone oculare della deportazione e dei massacri degli armeni, per aver dato voce alle vittime di quel genocidio; Neda Soltani, uccisa il 20 giugno 2009 a soli 27 anni, per aver manifestato in difesa della libertà e dei diritti umani in Iran; Aleksandr Solzenicyn, per aver fatto conoscere al mondo la realtà dei Gulag; Jan Karski, per il disperato tentativo di raccontare la verità sulla Shoah; Armin Wegner, per aver documentato la tragedia degli armeni; Romeo Dallaire, capo della missione Onu in Ruanda, per aver avvertito del pericolo che incombeva sul Paese; Sophie Scholl, unica ragazza appartenente al gruppo della Rosa Bianca tedesca, per essersi schierata pacificamente con la sola forza delle parole a favore della libertà e contro il Terzo Reich. E ancora: sono stati piantati alberi al Monte Stella per la testimone del genocidio cambogiano Claire Ly; la scrittrice e attivistaYolande Mukagasana che ha portato a livello internazionale l’attenzione sulla tragedia del Ruanda; lo scrittore testimone della Shoah Primo Levi; la scrittrice di libri sul genocidio armeno Ayse Nur (Sarisözen) Zarakoglu; il leader della “Rivoluzione di velluto” Vaclav Havel; il giornalista ed esponente politico Samir Kassir; il Giusto per gli armeni Fritjof Nansen; il Giusto della Shoah in Bulgaria Dimitar Peshev.