La collettiva Faith a Solarussa

Sarà inaugurata il prossimo 23 febbraio alle ore 18.00 presso la Project Space Askosarte in Via Trento, 16, a Solarussa in provincia di Oristano, la mostra collettiva dal “Fahit”, con le opere di Barbara Ardau e Mimmo di Caterino, Cinzia Carrus, Sara Giglio, Iperplasticol, Lucideddu, Daniela e Francesca Manca, Michele Marroccu, Tonino Mattu, Michele Mereu, Moju Manuli, Alessandro Melis, Valeria Murgia, Gianmarco Porru, Alfredo Tanchis. Gli organizzatori, ci informano che con Faith si chiude la trilogia di mostre dedicate a Isola Mutante, una Rassegna di arte contemporanea che indaga la famiglia (Fathers), la società (Fear) e la fede (Faith), in relazione allo sviluppo della personalità umana. E Alice Rivagli curatrice dell’evento, ci accompagna in questa collettiva esprimendosi così: “In esame l’imprescindibilità del ‘credere’, comune ad ogni uomo, pre-religioso e laico, e i suoi innumerevoli possibili esiti: dalla potente pulsione a ri-cercare, che può sfociare in rivelazioni artistiche o scientifiche, alle possibili degenerazioni del credere, quando questo, opponendosi in modo drastico alla ragione critica, degradi in qualsiasi forma di integralismo, fanatismo (religioso e non), messianismo, idolatria, escatologia, o in psicopatologie farneticanti. Per lo studioso Marco Vannini, la (vera) fede – compresa la fede cristiana, paradossalmente riconosciuta dalle indagini psicologiche come irriducibile ad una delle tante forme del semplice credere, e ai processi psichici sottostanti al bisogno umano di affidamento – annienta qualsiasi tipo di credenza. E quando questa è volontà di verità, non può fare a meno di guardare in faccia la realtà, scoprendo che quella credenza è desiderio di consolazione e rassicurazione, frutto del desiderio di permanenza di un ego che si sente debole e incerto e che perciò cerca “salvezza” nel rimando ad altro fuori di sé, restando così sempre nell’attesa, nell’anelito. La fede, allora, non produce affatto credenze ma, al contrario, le sgomina, smascherando come menzogna anche l’immaginazione teologica. Ripulisce dal superficiale e dall’accidentale – (comprese le falsità religiose) terreno di separatezza, spesso di opposizione e scontro – per ricreare quella dimensione essenziale, universale e spirituale dell’uomo (che si esprime nella mistica) luogo d’incontro e di unione. Esperienza, quella mistica, che niente ha da spartire con la devozione, e meno ancora con la vita religiosa, l’irrazionale, l’esoterico, l’eccezionale, perché è Via del distacco che conduce all’unità profonda con l’infinito… contenitore di una non celata esplosività che può esser vista anche come profanazione inaudita: non come altissima pietà ma come superbo ateismo; non come compimento della religione ma come sua distruzione. La (vera) fede come opportunità di percorrere in prima persona il cammino dell’interiorità, della saggezza e della beatitudine è una luce che tutto pervade, in libero e gioioso movimento in mezzo agli opposti, ovvero al di sopra di essi, signora dell’identico e del diverso, del bene e del male, del particolare e dell’universa. Lo stesso San Tommaso, del resto, nel giorno di San Nicola dell’anno 1273, affermava che tutta la nostra conoscenza può soltanto aprire la porta su nuove domande e che ogni scoperta è soltanto l’inizio di una nuova ricerca.” Concludiamo col dire che la mostra sarà visitabile fino al 2 marzo, e con una citazione dei Marco Tannini: “La (vera) fede distrugge tutte le credenze, di cui vede la radice menzognera, a servizio dell’egoità”.