Milano, tre pazienti in dialisi contraggono epatite C all’ospedale San Paolo

Aperta un’indagine al momento nei confronti di ignoti. Il reato ipotizzato è epidemia colposa. Successe l’estate scorsa. Tre malati in cura nella Nefrologia del nosocomio, scoprirono di essere positivi al virus dell’epatite C. La certezza arrivò ad agosto, in seguito alle analisi a cui i medici sottopongono i malati in cura nel reparto, ma si riferivano a un contagio avvenuto tre mesi prima.

Subito scattarono le verifiche della Asl dopo la segnalazione della direzione sanitaria. Da allora, i tecnici hanno passato al setaccio cartelle cliniche, incrociato dati e analizzato le schede tecniche dei macchinari e le procedure adottate per capire come fosse potuto succedere. Sia Asl che ospedale esclusero come possibile causa dell’epidemia la contaminazione dei macchinari, tanto che il reparto rimase operativo per i 150 pazienti in cura che almeno un paio di volte la settimana hanno continuato a sottoporsi a dialisi nelle 12 postazioni disponibili. Da capire come i tre pazienti, tutti anziani, uno ottantenne, fossero stati contagiati. Di solito questo avviene per via sessuale o attraverso il sangue. La svolta nelle indagini, quando attraverso i controlli incrociati fu possibile accertare che ad una delle sedute cui tutti e tre i pazienti si erano sottoposti, aveva partecipato anche un quarto malato, lui però già malato di epatite C.

L’ospedale aveva anche inviato i campioni biologici dei tre pazienti positivi all’epatite C all’Istituto di virologia della Statale, dove sono stati sottoposti a ulteriori esami. L’inchiesta della magistratura non ha ancora portato alla contestazione del reato di epidemia colposa nei confronti di alcuno degli addetti della Nefrologia. Sono ancora in corso gli accertamenti per chiarire se, al di là della possibile responsabilità dei singoli infermieri, le direttive impartite nella Nefrologia in tema di igiene e prevenzione, fossero realmente sufficienti ad escludere il rischio di ogni possibile contagio.