Roma, dopo l’alluvione cause, danni, interventi, prevenzione del rischio

Un fenomeno meteorologico di portata eccezionale, definito dagli esperti “alluvione lampo”. Tra il 30 e il 31 gennaio, secondo i dati del CNR, in sole 12 ore è caduto il 15% della pioggia che normalmente si riversa sulla Capitale in un anno. Allagamenti, voragini, smottamenti, hanno interessato gran parte della Capitale soprattutto nella zona a nord e nell’area prossima al litorale con la conseguente interruzione di servizi e l’apertura di criticità nella viabilità e nel trasporto pubblico. Il totale dei danni causati nel territorio cittadino ammonta, secondo i dati diffusi dal Campidoglio, a oltre 243 milioni di euro, il 90% dei quali riguarda edifici e infrastrutture.

Gli interventi effettuati L’amministrazione capitolina ha attivato tutte le strutture di soccorso e assistenza: Protezione Civile, Servizio Giardini, Dipartimento Tutela Ambientale e del Verde, Dipartimento Lavori Pubblici, Ama e Polizia Locale. Settecento gli interventi effettuati in questa settimana anche con l’ausilio di volontari, “sturate” 25.000 caditoie e aspirati con le idrovore 500 milioni di litri d’acqua. Oltre 150 le tonnellate di materiali ingombranti rimosse dall’AMA. Evacuati 150 nuclei familiari, distribuiti 6000 pasti, accolte in strutture ricettive circa 300 persone. Presidiati i fiumi Tevere e Aniene e monitorati costantemente i livelli idrometrici. Attivate unità di strada per l’individuazione dei senza fissa dimora in difficoltà a sostegno dei quali sono state messe a disposizione (e lo saranno fino al 31 marzo) le strutture e l’assistenza previste dal “piano freddo”.

Mentre la Regione Lazio dichiarava lo stato di calamità regionale, dalla Giunta Capitolina sono arrivati 10 milioni di euro stanziati per affrontare le prime emergenze in particolare nelle scuole più danneggiate. Segnali importanti anche dall’Assemblea capitolina che ha approvato all’unanimità una mozione con la quale si sostiene l’azione della Giunta, presso il Governo, per un’attenuazione dei vincoli del Patto di Stabilità con l’obiettivo di realizzare interventi di recupero e riqualificazione nelle aree colpite.

Emergenze: strutture operative e numeri utili Tutt’ora operativa l’Unità di Crisi attivata in Campidoglio, affiancata da Unità costituite nei singoli Municipi, il tutto sotto il coordinamento della Protezione Civile di Roma Capitale. A disposizione dei cittadini una serie di numeri utili: per segnalazioni e richieste di intervento 06.67109200 o 800.854854 presso la Sala Operativa della Protezione Civile in funzione 24 ore al giorno oltre al numero verde 800.44.00.22 SOS-Sala Operativa Sociale; per informazioni sulla viabilità 06.67691della Polizia Locale; per informazioni sul trasporto pubblico 06.57003 dell’Agenzia della Mobilità. Sulle pagine del portale di Roma Capitale curate dalla Polizia Locale è possibile seguire gli aggiornamenti sulle discipline provvisorie del traffico nei vari quartieri.

Dalle cause ai rimedi: la prevenzione del rischio Quanto alle cause dei danni provocati dall’alluvione, il Sindaco Ignazio Marino, intervenendo in Assemblea capitolina martedì scorso, ha posto l’accento sull’edilizia spontanea: “I sopralluoghi di questi giorni sono serviti, tra l’altro, a far emergere in modo drammatico un dato: in molte zone alluvionate esiste un’edilizia spontanea, nata decenni fa, che ha compromesso il delicato equilibrio idrogeologico della città, favorendo gli allagamenti”. “Un dato oggettivo che non si può rimuovere”, ha commentato Marino, “ma dal quale occorre ripartire”. Ponendo fine, in primo luogo, alle sanatorie: “Nessun condono sarà concesso per aree a rischio esondazione”. L’attuale amministrazione, ha ricordato il Sindaco, “non ha rilasciato, né intende farlo, permessi per nuove edificazioni in tutte le aree indicate a rischio di esondazione”. Nel contempo, “sul tema fognature sono stati sbloccati 60 milioni di euro fermi da sette anni a causa del Patto di Stabilità”; ed è stato avviato “un proficuo lavoro con i consorzi dei residenti per costruire la rete idrica e le fogne dove non ci sono”, anche “per mettere in sicurezza il territorio”. Sempre sul versante cause e relativa prevenzione, il Sindaco ha poi parlato della rete delle acque di superficie: fossi, rigagnoli, marrane. Con il Centro Funzionale Regionale è allo studio “la gestione della piena controllata anche attraverso la diga di Corbara, monitorando il flusso all’idroscalo di Ostia”. Ed è in corso “una collaborazione tra Campidoglio e Autorità di bacino del Tevere, nata per studiare situazioni particolari ed estesa all’analisi di tutto il reticolo naturale secondario. Alla scadenza, prevista a giugno, la collaborazione sarà rinnovata inserendo anche il reticolo minore dei fossi superficiali”.

Sinergia, quella con l’autorità di bacino, che ha già dato frutti: “Già oggi”, ha detto il Sindaco, “esiste una carta del rischio idraulico, in fase di collaudo da parte dell’Autorità”. Una carta “che prima non c’era”, quando “nulla si sapeva dei pericoli causati dal reticolo delle acque di superficie, quello secondario e minore che, come si è visto in questi giorni, è fonte dei maggiori disagi e danni”. Il lavoro con l’autorità di bacino del Tevere, ha precisato Marino, si focalizza “sulle tre specificità del rischio idraulico a Roma: il territorio del Municipio X per i canali superficiali e di bonifica, gli allagamenti in città soprattutto nelle aree ex abusive, i problemi dei corsi d’acqua – Tevere, Aniene e affluenti –”.