Contributi più cari per gli operai agricoli

“L’ulteriore incremento degli oneri previdenziali sul lavoro dipendente non fa che aggravare la struttura dei costi delle imprese agricole, già difficilmente sostenibile a causa della perdurante situazione di crisi del settore”: questo il commento del presidente di ABIA-Confai, Leonardo Bolis, circa l’aumento delle aliquote previdenziali per la manodopera agricola previsto per il 2014, che porterà il gravame complessivo pari al 45,14% della retribuzione.

“Il nuovo aumento – spiega Enzo Cattaneo, direttore dell’associazione provinciale dei contoterzisti agrari – è la conseguenza di una norma contenuta nel decreto legislativo n. 146 del 1997 che stabilisce, a certe condizioni, un automatismo di incremento annuale del contributo al fondo pensioni pari allo 0,70% annuo. Benché non vi sia stata quindi una deliberata volontà di inasprimento previdenziale da parte di questo governo, quel che è certo è che nessuno ha fatto niente per evitare l’applicazione di un meccanismo che infierisce su aziende messe già da tempo a dura prova dalla difficile congiuntura economica”.

Per l’associazione agricola e agromeccanica l’ulteriore crescita dei contributi colpisce soprattutto l’agricoltura professionale lombarda, la quale fa ricorso in modo significativo a manodopera esterna rispetto a quella familiare per conseguire obiettivi di maggiore efficienza, oltre che di sostenibilità ambientale.

“La situazione di incertezza che regna presso il ministero delle politiche agricole a causa delle recenti dimissioni del ministro De Girolamo non aiuta certo il settore – commenta Bolis -. Auspichiamo pertanto che a breve il governo possa rivedere la questione previdenziale tenendo conto delle oggettive difficoltà sperimentate dalle nostre imprese. Altrimenti si finirà per indurre una riduzione dei posti di lavoro anche nel settore agricolo, l’unico che abbia cercato di garantire una certa stabilità dell’occupazione nonostante la crisi”.