Padova, Pil Veneto timida salita nel 2014

lavoroDifficile parlare di ripresa vera e propria ma le prime stime 2014 prevedono in Veneto, dopo il calo del Pil dell’1,6% nel 2013, un incremento dello 0,8% (Italia +0,7%), ancora insufficiente tuttavia ad imprimere uno stimolo consistente all’occupazione. Lo afferma il rapporto elaborato dall’ufficio studi di Confindustria Padova, che si concentra poi sulle dinamiche economiche della provincia euganea.

La caduta della produzione a Padova si è arrestata nel 2013 (-0,2% nel terzo trimestre 2013, -2,9% nei primi nove mesi), ma rispetto al picco pre-crisi (aprile 2008) rimane inferiore del 24,0%. Il rapporto “L’economia padovana e veneta nel 2013 e le traiettorie nel 2014” è stato illustrato oggi. I numeri, nel complesso, dimostrano che la ripresa sarà ancora difficile.

Dopo una pausa a inizio 2013, le esportazioni hanno accelerato nel resto dell’anno (+2,5% nel terzo trimestre, +1,8% nei primi nove mesi). Fatturato e ordinativi esteri recuperano dinamiche vivaci mentre si è attenuata la caduta della domanda interna (-0,8% nel terzo trimestre). Nonostante i primi segnali di stabilizzazione le condizioni del mercato del lavoro – evidenzia il report – restano difficili, con un tasso di disoccupazione su base annuale attorno al 7%. Sono aumentate le procedure di crisi aziendale fra gennaio e novembre (+22,7%) e le ore complessive di Cig nel 2013 (+7,7%). Le condizioni del credito sono ancora tese. I prestiti alle imprese a Padova sono diminuiti a ottobre dell’8,3% su base annua. Da settembre 2008 la caduta dello stock di finanziamenti alle imprese è stata del 10,8%, pari a -2 miliardi. “L’inversione di tendenza – afferma il presidente di Confindustria Padova, Massimo Pavin – è in atto, e il merito, voglio sottolinearlo, è delle imprese che hanno ancora il coraggio di produrre, investire e crescere, nonostante tutto. Ma riassorbire i danni di questa crisi non sarà una passeggiata e non sarà per tutti. Urgono misure inedite e straordinarie perché gli spiragli di opportunità che si aprono, specie dall’estero, possano spalancarsi, rianimare anche la domanda interna e dare impulso al lavoro oggi al palo”.