Joppolo, truffa sui farmaci arrestati Giuseppe Dato, Giuseppina Scinica, Francesco D’Agostino e Carmen Ferraro

Una truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale per recuperare i rimborsi dell’Asp attraverso le prescrizioni gonfiate di medicine. E’ stata scoperta nell’operazione “Pharma bluff” che ha portato all’arresto di quattro tra medici, farmacisti e loro collaboratori per associazione a delinquere e truffa ai danni del SSN. Tra gli arrestati Giuseppe Dato, sindaco di Joppolo, 57 anni, farmacista, eletto primo cittadino nel maggio 2011. Gli altri arrestati sono Giuseppina Scinica, 48 anni, di Joppolo, dipendente dello studio medico D’Agostino, Francesco D’Agostino, medico di 62 anni, e Carmen Ferraro 30 anni, di Tropea dipendente della farmacia Dato. Indagata a piede libero una quinta persona.

Oltre un milione di euro il giro d’affari illeciti. Il Corpo forestale dello Stato di Vibo Valentia, in collaborazione con il Comando Provinciale della Guardia di Finanza e la Sezione di Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza della locale Procura della Repubblica, con l’ausilio di un elicottero ha eseguito le ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari firmate dal gip Gabriella Lupoli su richiesta del sostituto procuratore Gabriella Di Lauro.

Giuseppina Scinica avrebbe predisposto le ricette dei farmaci “di cui gli ignari beneficiari non avrebbero mai fruito poichè non affetti da quelle patologie”. Francesco D’Agostino avrebbe “falsamente attestato il diritto degli assistiti all’assistenza farmacologica indicata nella ricetta”. Carmen Ferraro avrebbe rimosso “le fustelle dalle confezioni dei farmaci” apponendole “nel riquadro delle ricette facendo apparire di aver venduto i medicinali ai clienti laddove provvedeva invece a disfarsene”. Giuseppe Dato avrebbe inoltrato le prescrizioni all’Asp di Vibo Valentia per farsi corrispondere “indebitamente i rimborsi di quanto speso per l’acquisto dei farmaci”, disfacendosi poi degli stessi farmaci.

La farmacia erogava i farmaci ai propri assistiti senza prescrizione medica, mentre la regolarizzazione avveniva solo in un secondo momento tra medico e farmacista. In questa fase le ricette venivano gonfiate, mediante l’applicazione di uno o più bollini autoadesivi; il passo conclusivo consisteva nel disfarsi delle confezioni ingannevolmente commercializzate che finivano con l’essere abbandonate non senza aver prima rimosso il loro contenuto dalla scatola. In ultimo il farmacista si adoperava per richiedere i rimborsi all’Azienda Sanitaria Provinciale di Vibo Valentia relativamente a farmaci che non erano mai giunti nelle mani degli assistiti.

La Procura ha disposto inoltre il sequestro probatorio della farmacia al fine di quantificare il danno cagionato allo Stato stimato in circa un milione di euro nell’ultimo triennio.