Chiusura convento di Pietrafitta, Bevacqua scrive al Padre Provinciale dei Frati Minori

La paventata chiusura del convento di Sant’Antonio di Pietrafitta preoccupa anche le istituzioni. Per questo motivo il vicepresidente della Provincia di Cosenza, Mimmo Bevacqua, ha preso carta e penna ed ha scritto al Padre Provinciale dei Frati Minori della Calabria chiedendo che la dolorosa decisione possa essere riconsiderata e definitivamente accantonata. Di seguito riportiamo il testo integrale della missiva:

Al Reverendissimo Padre Provinciale

Ordine Frati Minori della Calabria ​​​​​​​Via E. Borelli, 35 ​​​​​​​88100 Catanzaro.

Oggetto: Chiusura Convento S. Antonio dei Frati Minori di Pietrafitta Reverendissimo Padre, le manifestazioni di questi giorni da parte della comunità di Pietrafitta e la solidarietà dei sindaci dei comuni limitrofi mi porta a fare alcune considerazioni che sottopongo alla  Sua attenzione. La chiusura di un convento, di un presidio di fede, che è anche presidio di cultura e civiltà, è sempre un fatto grave per una piccola comunità. Da vicepresidente della Provincia di Cosenza ricevo, giorno dopo giorno, lamentele per la chiusura di questa scuola, di quella caserma o di quell’ufficio pubblico. Lo Stato, purtroppo, sta abbandonando la nostra terra; e tutti noi viviamo questi tristi giorni con angoscia e disperazione. È in corso una destrutturazione sociale e politica, le cui conseguenze sono già ben visibili, se solo volessimo aprire i nostri occhi “ciechi”. Solo la fede, per molti, rimane la sola ancora di salvezza! Una piccola chiesa, un convento, un frate, a volte, sono l’unico riferimento certo ed onesto per tanti semplici fedeli e, soprattutto, per i nostri giovani. Se anche i frati ci abbandonano, quale speranza rimane per noi calabresi? Da sempre chiese e conventi sono stati luoghi di rifugio contro gli oppressori e gli arroganti; spesso ci aiutano ed illuminano il nostro cammino; luoghi di cultura, a volte gli unici con la dotazione di una biblioteca messa a disposizione di tutti. I calabresi possono anche rinunciare all’ufficio postale; sono disposti a fare qualche chilometro in più per gli studi, ma quando si chiudono le porte di un convento, lo sconforto scende su tutta la popolazione e anche la speranza viene seppellita. Sono queste le ragioni per cui penso che il Convento di Pietrafitta non possa e non debba cessare le sue secolari attività religiose e civiche. Conoscendo tanti suoi confratelli so la mancanza di vocazioni e il numero esiguo di frati sui quali ricade una mole di lavoro notevole al limite, quasi, della resistenza fisica… La fede è ancora l’unico vincolo che tiene uniti i calabresi; non vorrei, da qui a qualche anno, assistere anche ad una desertificazione spirituale della mia terra. Già troppe privazioni stiamo subendo. Pur consapevole, quindi, delle vostre difficoltà, rimango fiducioso, conoscendo la vostra saggezza e la vostra pazienza francescana. Un abbraccio fraterno.

​​​​​​​​Mimmo Bevacqua