Filosofia 2.0 – Il senso della domanda di oggi

[ Introduzione ]

La domanda é quanto mai diretta: perché fare filosofia oggi? La filosofia sembra aver perso, nell’opinione comune, qualsiasi funzione: quante volte si sente dire “non fare il filosofo”, “non filosofare” oppure ancora “questo lasciamolo ai filosofi”, tutte espressioni che connotano la filosofia come un sapere vuoto e del tutto inutile. Da quando la filosofia é nata, all’incirca tra VII-VI secolo a.C., sono passati oltre 2500 anni e di cose ne sono cambiate, ma c’è qualcosa che é rimasto sempre uguale in ogni tempo e in ogni luogo, qualcosa di “umano troppo umano” per riprendere Nietzsche: cogliere questa costante antropologica significa cogliere il senso profondo della filosofia.

[ Philèin e sophìa ]

Etimologizziamo un po’: cosa significa “filosofia”? É una parola formata da due termini greci che significano amore (philèin) e sapere, conoscenza (sophìa). Letteralmente “filosofia” é l’amore per la conoscenza, il piacere del sapere. Lungi dall’essere mero astrattismo speculativo la filosofia nasce come risposta, sostitutiva al mito, alle domande fondamentali dell’uomo. Eccola la costante antropologica cui sopra accennavamo; é il bisogno di risposte, il bisogno di certezze. Riprenderemo certamente nei prossimi articoli il discorso circa l’origine della filosofia poiché differenti e interessanti sono le interpretazioni circa la sua nascita.

[ La filosofia è utile perché … è concreta! ]

Già il mito (in greco mythos,narrazione) di cui la filosofia rappresenta il superamento, spiegava a suo modo il Mondo (in greco Kósmos, ordine): cos’ha dunque introdotto di nuovo la filosofia? La ragione, la razionalità. La filosofia si propose, attraverso l’esercizio dell’intelletto, di rispondere seriamente ai quesiti esistenziali. Cos’ha dunque scoperto? A questa domanda risponderemo, ovviamente, articolo per articolo dato che ogni filosofo ci ha lasciato un pensiero unico. Dobbiamo ringraziare Socrate che attraverso la domanda sull’essenza dei valori iniziò la riflessione morale, («Sai dove si vende il pesce?» «Si, al mercato.» «E sai dove gli uomini diventano virtuosi?» «No.» «Allora seguimi» – Diogene Laerzio, in Vite dei filosofi) ma un grazie va anche a Platone che, partendo da una profonda critica alla società a lui contemporanea, gettò le basi per un governo dei migliori, un governo giusto! E Kant, che introdusse la morale universale equiparando così tutti gli uomini, attraverso un egualitarismo razionale basato proprio sulla ragione umana, vista come unico strumento comune? Un grazie va decisamente anche a Kant! (“Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente […]: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me –  Kant, in Critica della ragion pratica, Conclusione)

La filosofia é utile perché nasce da esigenze concrete e, se non si perde per strada, fornisce risposte altrettanto concrete. Ogni periodo storico é stato caratterizzato da un determinato orientamento filosofico, una matrice di pensiero comune: così la Scolastica durante il Medioevo, l’Illuminismo nel ‘700, il Positivismo nell’ ‘800, l’Esistenzialismo nel ‘900 e ovviamente, moltissime altre. Al di là di poche affascinanti eccezioni, tutti i filosofi partono dalla presa di coscienza della realtà loro contemporanea e, sulla base di questa, sviluppano un pensiero che si propone spesso di “aggiustare – sistemare” qualcosa: c’è chi ha proposto principi morali come Kant, chi riflette sul significato ontologico (cioè costituivo, fondante) di una certa cultura e ne individua gli errori (presunti) di fondo come Parmenide e, molto tempo dopo, Nietzsche.

[ E i filosofi? ]

Abbiamo detto cos’è la filosofia, spendiamo due parole sui filosofi, chi furono e chi sono? Sono state e sono persone che hanno amato la vita così profondamente da non poter fare a meno di interrogarsi costantemente su di essa, ma proprio questo amore infinito non permetteva a nessuna risposta umanamente concepita, di imporsi come definitiva! Sono spesso persone eccentriche, stravaganti, introverse, taciturne e scorbutiche (si pensi a Schopenhaeur) ma con potenziali interiori enormi.

[ Il Nihil e la perdita del senso ]

La perdita del senso consiste nell’attuale incapacità di rivolgersi alla filosofia per trovare risposte alle domande di sempre e alle domande del nostro tempo. In 2500 anni di pratica filosofica, nessuna e sottolineo nessuna domanda è mai stata esaurita dalle diverse risposte fornite: il ti esti socratico (la domanda sull’essenza dei valori) è arrivata fino alla filosofia moderna (XIV secolo circa) e l’argomento non è certo concluso! Il nichilismo, di cui avremo modo di parlare nei prossimi articoli, è una condizione per cui l’essere non è (nihil significa appunto “nulla”) oppure, come sottolineano giustamente alcuni, non è più interrogato: nessuno si pone più domande in questo senso e ci si accontenta dei valori vuoti e transeunti (cioè caduchi, effimeri) proposti dalla società odierna (specialmente quella occidentale) improntata al consumismo e alla massificazione delle coscienze.

E’ interessante notare che la parola “Occidente” deriva dal latino “Occasum” e designava un tempo “la terra in cui tramonta il sole”. Ma dire Occasum nel mondo antico voleva dire semplicemente che, mentre ad Oriente sorge il sole, a Occidente esso tramonta. Voleva dire questo e nulla più. Oggi molti filosofi riflettono sulla correlazione tra l’Occasum (il tramonto astronomicamente inteso) e l’Occasum filosofico – spirituale delle coscienze. Il nichilismo, abbiamo visto, produce la perdita dei valori classici (quali altruismo, umanità, disponibilità, carità, perdono) e la loro sostituzione con l’omologazione e la standardizzazione proposta dai due “valori” di oggi: il Progresso e il Consumismo. Approfondiremo questi temi nei prossimi articoli, qui basti evidenziare questo fenomeno.

Compito urgente della filosofia di oggi è ridare un senso alla nostra società che un senso, tradizionalmente inteso, non ha più! Cosa c’è in gioco? Qualcosa che gli antichi ritenevano di vitale importanza, ma che oggi sembra non esserlo poi più di tanto: la Felicità.

[ Una filosofia 2.0 ]

Filosofia 2.0, questo il nome di questa rubrica, è ispirato al “suffisso” 2.0, usato nell’ambito tecnologico ed informatico per indicare solitamente un’innovazione o un progresso avvenuto in qualche applicazione lanciata sul mercato. Quando sentiamo dire “2.0” pensiamo a qualcosa di nuovo, di innovativo, qualcosa che prima non c’era! La pretesa di questi appuntamenti filosofici è in effetti alta: divulgare la filosofia facendola conoscere a chi prima d’ora non ne aveva mai sentito parlare oppure l’aveva scartata a priori bollandola come inutile e, in tutto questo, obbiettivo primario è quello di non annoiare il lettore! Se l’impresa riuscirà sarete voi a giudicarlo a partire dal prossimo articolo, dedicato a Cartesio e ai sogni.

Aspetto suggerimenti, consigli, idee e opinioni per questo ed altri articoli di Filosofia 2.0.

di Daniele Meglioli

Per scrivermi:

[email protected]