Firenze, Cimitero dei feti al centro del dibattito

“Dopo la risposta alla nostra interrogazione che cercava di capire se l’emendamento apportato al testo dalle donne del PD avesse cancellato l’istituzionalizzazione del cimitero dei feti, è del tutto evidente che, si la legge prevede uno specifico obbligo di accoglimento nel caso in cui i genitori o i parenti intendono avvalersi di tale facoltà, ma la normativa nazionale lì si ferma.” Lo afferma Tommaso Grassi, consigliere comunale di SEL e Donella Verdi come Rete delle Donne SEL Firenze. “Né si può dire che il Comune di Firenze precedentemente all’approvazione del nuovo regolamento fosse inadempiente. Nel Comune di Firenze non è mai stata negata la possibilità “di portare un fiore o recarsi in preghiera” a quei genitori che lo hanno desiderato. Diverso è quanto è stato fatto col nuovo regolamento dove non solo si specifica la possibilità di accogliere “i prodotti del concepimento di cui all’art. 7 del DPR n. 285/90”, peraltro come noi stessi avevamo proposto per adeguare il regolamento alla normativa, ma si va oltre. Non si capisce perché invece nell’articolo del nuovo regolamento titolato: Articolo 26 (Sepolture a sistema d’inumazione distinte) si sia sentito il bisogno di normare non solo la prassi già in uso, ma si sia individuata e istituzionalizzata un’area apposita dedicata all’inumazione definendo le misure delle fosse e l’iter di sepoltura approntando un processo di personalizzazione dei feti. Difficile non vedere nella stesura del nuovo regolamento da parte della Giunta fiorentina, con questa sottolineatura, un tentativo subdolo, ma, non meno insidioso, di accerchiamento alla legge n. 194 di cui sono parte l’aumento dell’obiezione di coscienza ed interventi, dal valore altamente simbolico, come appunto la realizzazione di spazi cimiteriali per i feti. Si palesa il tentativo di equiparare il feto alla persona andando a chiedere ad una donna in procinto di abortire se intende o meno procedere all’inumazione del suo feto: non è questo il genere di sostegno di cui hanno bisogno le donne che compiono la difficile scelta di abortire. Si tenta ancora una volta, oltreché, di interferire nella loro libertà di scelta e di diritto alla salute di volerle colpevolizzare come responsabili della “morte dei bambini mai nati” e, fatto non meno importante, ledere il diritto alla privacy di chi visita questa parte di cimitero. Inoltre se come sostiene la vicesindaca “l’area non è stata tolta dal regolamento”, non si spiega come abbiano potuto quei consiglieri e quelle consigliere, anche del PD, che si erano sentiti di non condividere la prima stesura del regolamento, scorgere un cambiamento di rotta nella dicitura che poi è stata approvata e che si è limitata a traslare un mero riferimento normativo: in questo caso è cambiata solo la forma mentre niente cambia in termini di sostanza”.