Genova, Doria e Burlando scrivono al Governo per i lavoratori esposti all’amianto

Il sindaco Marco Doria e il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando hanno scritto al presidente del Consiglio Enrico Letta e ai ministri del Lavoro e delle Politiche sociali Enrico Giovannini e della Sanità Beatrice Lorenzin per sollecitare il riconoscimento dei diritti previdenziali ai lavoratori dell’area genovese già esposti all’amianto che non hanno potuto usufruire del pensionamento a causa  della revoca delle certificazioni INAIL che ha fatto seguito a un’indagine tuttora in corso su presunte irregolarità nel rilascio. Il sindaco e il presidente scrivono: “continuano a versare in una condizione di pesante incertezza oltre settecento lavoratori già esposti all’amianto che non hanno potuto usufruire del pensionamento. La situazione è aggravata dal fatto che molti di loro sono dipendenti di aziende in stato di crisi e sono quindi sottoposti a regime di ammortizzatori sociali. Il protrarsi nel tempo dell’accertamento in sede penale di circoscritte ipotesi di reato, oltre a pregiudicare la condizione individuale dei lavoratori coinvolti, rischia di mettere in ombra la gravità sociale delle numerose morti per amianto che tuttora si verificano nella nostra realtà, come conseguenza dei cicli produttivi di un passato neanche tanto lontano. Il riconoscimento dei danni provocati dall’amianto rappresenta in tutta Italia un elemento di civiltà che non deve essere contraddetto né sminuito da situazioni contingenti”. Nella lettera Doria e Burlando sottolineano l’incidenza delle patologie correlate all’amianto in Liguria e in particolare a Genova, specificando il numero di casi e citando studi sul mesotelioma maligno, il tumore collegato all’esposizione ad amianto. “È dunque nostro dovere di amministratori pubblici renderci interpreti di un’esigenza di equità tra i lavoratori e dell’urgenza di dare soluzione ad un acuto problema sociale che si inserisce in un contesto già carico di preoccupazioni per l’occupazione e per i redditi da lavoro”, sottolineano. Concludono la lettera al presidente del consiglio e ai ministri rimarcando come “la soluzione non possa che derivare dall’adozione di un ulteriore provvedimento legislativo che riconosca i diritti già acquisiti dai lavoratori rimasti esclusi dalle precedenti disposizioni, senza intaccare i criteri e i requisiti a suo tempo richiesti per accedere ai benefici pensionistici”.