Convegno dell’agricoltura montana a Varna

L’aspetto economico della coltivazione dei cereali riferito alla redditività e la situazione del mercato rispetto alla produzione di latte bio sono stati affrontati da esperti del settore nell’ambito del convegno. Per quanto attiene i cereali si è fatto riferimento all’esempio del progetto Regiograno che si pone l’obiettivo di riattivare la coltivazione di cereali in Alto Adige e presentati i risultati delle ricerche. La collaboratrice di progetto Simone Seling ha effettuato degli studi sui costi di produzione ed il reddito della coltivazione di cereali. I risultati mostrano che essa è redditizia, dato che i costi di produzione di media non superano il terzo del reddito, premesso che la qualità dei cereali corrisponde alle esigenze per la lavorazione. Altri temi del convegno sono stati gli effetti dell’intensità gestionale nella foraggicoltura e nelle colture arative, le bilance dell’azoto e la lotta contro il velenoso colchico autunnale. Tramite questo convegno si è mirato a trasmettere i risultati sperimentali agli esperti della consulenza, agli insegnanti, ai rappresentanti dell’amministrazione provinciale ed agli agricoltori interessati per intensificare il trasferimento di conoscenze dalla ricerca alla prassi agricola ed alle scuole professionali. Nell’annata 2011/12, la produzione di latte biologico ammontava a 6.700 tonnellate, pari al solo due percento della produzione di latte in Alto Adige. La domanda è presente, ma può essere interessante per gli agricoltori sotto l’aspetto economico? Michael Oberhollenzer, agricoltore a biologico della Valle Aurina dice di sì. Ha presentato un confronto modello tra un’azienda convenzionale ed una a biologico. Premesso che entrambe le aziende producono la stessa quantità di latte l’anno, la produzione a biologico risulta più redditizia, anche se accompagnata da più controlli e vincoli. L’indicazione della teoria dovrá comunque essere confrontata alla realtà economica delle aziende.

Nella gestione dei propri terreni, gli agricoltori non devono solamente affrontare le condizioni climatiche e topografiche presenti nella zona montana, ma rispondere altresì alle esigenze di una produzione di foraggi di alta qualità per il bestiame. Nella scelta del periodo ottimale di taglio del foraggio bisogna però trovare un compromesso tra resa e qualità. Mentre la resa del foraggio sta aumentando durante il periodo di vegetazione, la proteina grezza contenuta nell’erba raggiunge il massimo ad un certo punto della vegetazione e poi cala di nuovo. Le prove sperimentali hanno mostrato inoltre, che il numero di diverse varietà di piante nei prati scende a seconda l’intensificazione gestionale. Si è visto anche che l’aumento della resa tramite concimazione è utile soltanto fino ad un certo punto e oltrepassato quel limite non rende più. L’azoto non adoprato dalle piante può essere dilavato. Dal 2005 un gruppo di lavoro è impegnato alla sensibilizzazione degli agricoltori ed allo sviluppo di misure idonee per ottimizzare i bilanci d’azoto. La coltivazione di colture di copertura vernine sui campi coltivati a mais a trinciato ha portato buoni risultati. Analizzando la biologia del velenoso colchico autunnale sono stati presentati misure e strategie per l’arginamento e combattimento di questa pianta. La strategia più efficace è di togliere le piante intere inclusi i tuberi. Questo lavoro, però, è molto dispendioso. Altre misure come il taglio precoce o lo strappamento della pianta hanno un’effetto limitato. Undicimila aziende sono impegnate nella foraggicoltura in Alto Adige e lavorano una superficie complessiva di 65 mila ettari di prati permanenti. Oltre a ciò in Alto Adige si trovano altri 148 mila ettari di pascoli. Nell’ambito della zootecnia si registra un calo del numero di bovini che nel 2012 è ammontato a 133 mila pezzi (2010: 138.500 pezzi). Le razze ovine, invece, hanno raggiunto un quantitativo di 48.500 pezzi, le razze caprine 24 mila. Nel 2011/2012 la produzione di latte è arrivata a 372 milioni di chili. Compreso in questa cifra è anche il latte di produzione biologico che ammonta a 6.700 tonnellate ed altre 630 tonnellate di latte caprina. Il prezzo di liquidazione è rimasto sul livello dell’anno precedente (0,51 EUR/kg). È salito invece il grado di trasformazione del latte a 82 percento.