Renato Zero, ad Acireale non un concerto ma un atto d’Amo…re

RenatoZero_Amo_Cecchetti_mrIn alcuni casi si può iniziare  quasi dalla fine, da quando Renato Zero intona “Il Carrozzone”, con alle sue spalle quello specchio immenso che ricorda e riflette per il pubblico, i nomi di grandi artisti scomparsi (da Mia Martini, Alex Baroni, Lucio Battisti, Domenico Modugno, Franco Califano, Lucio Dalla, Mariangelo Melato, fino ad arrivare a Luciano Pavarotti). Lui, Renato, da le spalle al pubblico, proprio per valorizzare “loro”, ricordare, affinché quei nomi, di tanto in tanto dimenticati,  rimangano impressi ancora nel nostro presente. Uno spettacolo  vasto, come  lo specchio che il pubblico si trova davanti e dove Renato si riflette nell’amore di tutti. Trenta momenti di vita, tutti scanditi dalla passione e ancora dall’intensa voce di Zero.

Renato chiama, la Sicilia risponde! Partito il 10 settembre da Milano, ”Amo Tour” di Renato Zero, prodotto da F&P Group, ha attraversato tutta l’Italia per arrivare in Sicilia, al Palasport di Acireale, per un doppio appuntamento, organizzato da Giuseppe Rapisarda Management, che ha fatto registrare il “tutto esaurito”.

Ma ritornando all’apertura…quando le luci si accendono sul palco, in platea e sugli spalti esplode la festa. Applausi a scena aperta e Renato, voce e piano, ricambia con un medley da incorniciare!…si parte con la “Favola mia” un pianoforte bianco che lo accompagna, per poi proseguire con “Amico”, “E poi”, “Cercami” per  un medley nel passato. Basterebbe uno solo di questi pezzi per costruire la carriera di successo di un qualsiasi artista. Renato, li mette in fila uno dietro l’altro, come le perle di una collana, che spalanca le porte  ai brani del nuovo album “Amo Capitolo I”.

Scorrono di seguito canzoni potenti per il coinvolgimento del pubblico, come “Chiedi di me”, “Voglia d’amare”, “Il nostro mondo”, intervallate da “La pace sia con te”, di un’intensità che richiama quelle croci che si riflettono dietro le spalle di Renato. Ma è la parola “amore” il filo conduttore del concerto, ed è proprio questo il consiglio che ad un certo punto Renato rivolge a tutti “l’Amore è il consiglio che vi do, amori di secondo grado, terzo..non buttate via niente“.

Sul palco non perde un colpo e nemmeno il passo: gli anni (ben 40 di carriera), se non fosse lui a ricordarli, non avrebbero nessun peso. Si muove, si agita e strizza l’occhio a quelle pailettes che ancora su di lui hanno l’effetto pieno della luce. Cambia di abito spesso, ne abbiamo contati 10: il primo tempo con sfumature sul bianco, il secondo tempo sul nero. Ma la sua maschera, quella vera, quella che il pubblico gli urla ad ogni suo attimo di respiro, è sempre quella del Renato, che ha iniziato da “Zero”.

Canzoni mischiate tra loro, videoclip e con lo sfondo di una scenografia spettacolare pensata appositamente per l’occasione. Per rendere i concerti unici, sul palco insieme a Zero, otto musicisti e una straordinaria orchestra di trentaquattro elementi, diretti dal Maestro Renato Serio e dodici ballerini alle prese con le coreografie di Bill Goodson, già storico collaboratore di Diana Ross e Michael Jackson, tutti rigorosamente in tenuta bianca.

Lo spettacolo è degno di una grande produzione ma la differenza non la fanno i lustrini e i balletti. La differenza è data dal talento e dalla professionalità, ma soprattutto, come ammette a fine serata il diretto interessato, dalla purezza che da sempre lo contraddistingue in quello che fa. Dote questa che tutti gli riconoscono. Pochi artisti in Italia possono contare su una tale devozione e ammirazione, sul rispetto di un pubblico che ormai copre più di tre generazioni.

RenatoZero_Amo_Cecchetti_PRINT (3 di 3)C’è solo il tempo di un battito d’ali…si ricomincia…dopo l’intervallo…eccolo, adesso tutto in nero, mentre echeggia, “Nessuno tocchi l’amore”, per proseguire con “Magari”…”Baratto”…”Morire qui”….è poi veniamo catapultati ne “La Fabbrica dei sogni”.

C’è un particolare momento nello spettacolo, perché va sottolineato che uno show di Renato Zero non è solo musica, ma è appunto uno spettacolo. Renato va via e sullo specchio si riflette il video di “Un’apertura d’ali”, realizzato da Alessandro D’Alatri nel carcere femminile di Latina. Anche la scelta di non cantarla dal vivo ma di mostrare il video di donne che vivono una condizione reale per quanto dura, lo avvicina ancora di più a quella condizione di sofferenza. Fosse rimasto sul palco il pubblico avrebbe dato attenzione a lui, invece il video è di una bellezza brutale, di un Renato che passeggia in mezzo a queste donne, che si attacca alle sbarre ma che alla fine quel portone, quell’apertura d’ali non portano verso il nulla, ma verso il mare inteso come spazio infinito e senza legami alcuni

Un concerto che gioca un po’ con l’amarcord ma guarda avanti, come i pezzi dell’ultimo album fanno ben vedere. Rende omaggio ad Angelina, portinaia romana e presenza discreta dei suoi primi anni ruggenti. Ricorda l’amico paroliere Giancarlo Bigazzi. Il saluto, a fine serata, dopo tre ore di emozioni, è però nel segno della tradizione. “I Migliori anni”, da pelle d’oca per tutti, “Il Carrozzone”, “Madame 2013” e soprattutto “Il Cielo” che da sempre è il suo cavallo di battaglia e il pezzo che più rappresenta l’immensità di Renato. Se sulla terra non si ha più nemmeno spazio per un sorriso, se il mare rimane la meta ambita e dove in tanti sperano di andare , non rimane  al pubblico tutto che guardarsi prima nello specchio di Renato, e poi insieme a lui guardare verso in alto.

In molti dicevano che Renato forse non era più lo stesso, che l’età vuoi o non vuoi avanza e il tempo passa per tutti (anche un orologio gigante ce lo ricorda), ma la prima di “Amo”, ad Acireale, è stata veramente un tilt di lancette, un’esplosione di musica, suoni, coreografie come poche se ne vedono ultimamente. Alla fine Renato ringrazia tutti, si emoziona, abbassa le luci dello specchio, chiude il tendone bianco e ritorna a struccarsi, ma mai dalle sue emozioni. Quelle emozioni che il pubblico ancora cantava fuori…e chiude dicendo: “non dimenticatemi !!!”.