La settecentesca Fontana del Principe di Cirò Marina sempre abbandonata e inaccessibile

Ogni morte di Papa qualcuno si sveglia dal torpore e dice la sua su uno storico rudere cirotano abbandonato e offeso. E già perché sulla Superstrada 106, all’altezza dell’entrata sud per Cirò Marina, in direzione Reggio Calabria, sulla sinistra, appena appena visibile, abbandonata dal tempo e dagli uomini, affogata da rovi ed erbacce di ogni specie e contaminata da rifiuti di ogni sorta, giaceva (sic!) la settecentesca Fontana del Principe che era parte integrante del grandioso giardino del sovrastante castello degli Spinelli, oggi più conosciuto dei Sabatini. Da Egidio Mezzi (Cirò – Frammenti di storia-1994), che riporta la “Perizia istruttoria relativa a tutti i demani del Comune di Cirò” tratta dalla Relazione Grandinetti del 27 ottobre 1941, leggiamo che:”detto giardino è pieno d’agrumi di ogni sorte et alla parte dinanzi vi è il muro per tutta la sua lunghezza…ripartito con quadri e strade, nelle quali vi sono vicino al detto muro due fontane guarnite con coccie marittime, marmi minuti, stucco e ornamenti, piramidi e altre fontanelle nella strada di mezzo con archi ed altri ornamenti, et alla parte superiore vi è una lamia sopra quattro pilastri a modo di scutella con uno stradone con piante dall’una e l’altra parte verso la marina e sino al mare…alla parte superiore di detto giardino vi è una fontana a specchio con tre archi, fonte attorno con ornamento e sopra un’arma di marmo con l’impresa delli signori Spinelli e più sopra vi è la conserva dell’acqua con sette chiavi di bronzo e cebia seu conserva d’acqua…”. Ebbene di questo splendido scenario di verde e marmi policromi non resta nulla se non, appunto, lo scheletro della Fontana del Principe. E su questo importante rudere continua il bla bla di sempre e poi…nulla. Alcuni anni orsono si era ventilata la possibilità che il monumento settecentesco potesse essere tolto all’incuria e all’abbandono per riportarlo se non al suo originario splendore quantomeno a migliore custodia per essere meglio conosciuto, apprezzato, valorizzato e fruito anche da studiosi e turisti. A dare questa possibilità era stata l’idea, certamente provocatoria, dell’allora vicesindaco di Cirò Marina Luigi Ruggiero il quale aveva proposto alle Autorità competenti il trasferimento di tutto il blocco monumentale dalla sede originaria, non più ormai consona al suo valore, al centro abitato della cittadina. Più precisamente lo si voleva posizionare in un prestigioso angolo del lungomare assieme al monumento del più famoso figlio di questa terra il glottologo Giuseppe Gangale.

Qualche anno dopo gli amministratori della Giunta Parrilla han capito che la cosa non era più procrastinabile e così ruspe e caterpillar a riportar alla luce il monumento, un bene culturale conosciuto finora solo in cartolina e guide turistiche. Ma inaccessibile. E resto inaccessibile per altri anni ancora fino ai nostri giorni e chi sa fino a quanto ancora. Altri amministratori, altre parole. È di questi giorni l’intervento del sindaco Roberto Siciliani il quale, a salvaguardia dell’intera area circostante la Fontana e dello stesso rudere, propone non tanto un’offerta di vendita, come è di moda di questi tempi pur di fare cassa, bensì una proposta di adozione da parte di privati cittadini o associazioni o cooperative alla stregua del metodo “adotta un angolo di verde”. Lodevole iniziativa, per carità, visti i tempi grami dei Comuni. Se son rose fioriranno! L’importante è vigilare perché non accada come a Montegiordano nell’Alto cosentino ionico. Qui, nelle scorse settimane, il frontespizio di un’antica chiesetta è stato letteralmente smontato pezzo per pezzo, anche alla luce del sole (?) e pronto per essere imbarcato verso gli Stati Uniti. Tentativo fallito, per fortuna, per l’intervento dei Carabinieri al porto di Gioia Tauro. Non sia mai!