Inchiesta dopo il suicidio del broker Giovanni Paganini Marana sequestrati 50 milioni

L’attività investigativa dei Finanzieri capitolini è partita dopo il gesto estremo compiuto il 7 settembre 2012 da parte del titolare di una società di intermediazione immobiliare. L’uomo, considerato il “Re dei broker”, si lanciò da un palazzo in via Nicotera, nel quartiere Prati. A seguito del suicidio di Giovanni Paganini Marana è partita l’inchiesta sfociata nel sequestro di beni da oltre 50 milioni di euro. Il provvedimento è stato eseguito a Roma ed in altre città italiane.

I magistrati hanno scoperto che il broker e il titolare dello studio in Prati che condivideva e suo socio nella società genovese Abbacus Sim, Marco Chiaron Casoni, avevano altri interessi in comune. Qualcosa in più di un semplice “coinquilinato” professionale. Una vera e propria holding, la Ingefin spa che, a sua volta, controllava la fiduciaria Abbacus Sim, nella cui contabilità sono spariti 120 milioni di euro.

Alla Abbacus è stata revocata nel giugno 2013 l’autorizzazione a esercitare e alla sua guida è stato nominato un collegio liquidatore di cuifanno parte anche il consulente della procura Giovanni Mottura e l’avvocato Francesco Canto. Su un portafoglio di circa 170 clienti il “Re degli scudi fiscali” aveva consolidato nel tempo, le denunce presentate sono state all’incirca 50.

I clienti del broker, assistiti dall’avvocato Gianluca Brancadoro hanno fornito agli investigatori le storie della Auditors romana e della gemella genovese fino a ricostruire lo scenario di una bancarotta.