Pd, se vince il congresso Matteo Renzi sarà rottamato anche nome e simbolo?

Dalla Leopolda, luogo dell’ultima convention di Matteo Renzi per la campagna delle primarie, sembra essere partito anche il messaggio a proposito di un eventuale cambio del nome e simbolo del partito (Pd).

In politica mai dire mai per quanto riguarda qualsiasi evento. Al momento non si può affermare altro ma, volendo commentare ciò che si è visto alla Leopolda, nessuna bandiera del Pd in segno di un’appartenenza forte a questo partito, l’ipotesi di un altro cambio di nome e simbolo non sembra fantascienza. Ad averlo capito che Matteo Renzi starebbe lavorando anche a questa possibilità, Gianni Cuperlo, altro candidato a segretario nazionale, quando ha notato l’assenza di bandiere del Pd alla convention.

Il Sindaco di Firenze di fronte all’osservazione di Cuperlo ha risposto:

“al partito occorrono le croci degli elettori sulla scheda per vincere”.

È vero, occorrono molti altri voti a favore dell’attuale Pd per farlo vincere.

Ma Renzi dovrebbe sapere che la croce sulla scheda quando si è all’interno del seggio va messa sul simbolo del partito. La domanda nasce spontanea: “Quale dovrebbe essere questo partito se le bandiere che lo evidenziano sono state eliminate e Renzi non ha dato nessun altra motivazione per la loro assenza?

Non si tratta di pura dimenticanza da parte di coloro che hanno organizzato la Leopolda, nella mente di Renzi potrebbe veramente albergare l’idea di un altro nome e simbolo dell’attuale Pd.

Non sarebbe una novità, in passato è toccato ad Achille Occhetto eliminare il nome del Pci a favore del Pds. Successivamente Massimo D’Alema lo ha cambiato in Ds. Nel 2008, vigilia delle elezioni nazionali, nasce per volontà di Walter Veltroni il Pd che ha unificato Ds, Margherita, Cs.

Nei precedenti casi non ha mai fatto seguito una vittoria al cambio del nome e del simbolo. Una riflessione che dovrebbe appartenere a Renzi prima ancora di qualche “sbandata” nei confronti del simbolo e nome del partito.