Casal di Principe, favorirono la latitanza di Nicola Panaro 14 in manette

Avevano anche aiutato il boss del clan di camorra dei Casalesi ad andare in vacanza nel centro di Montecarlo. Con questa accusa 14 persone sono state arrestate dai Carabinieri di Casal di Principe nel Casertano. Le accuse contestate, a vario titolo, sono ricettazione, procurata inosservanza di pena, intestazione fittizia di beni e alterazione di documenti d’identità. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal Gip di Napoli al termine delle indagini della Dda.

Nell’ambito della stessa operazione, i Finanzieri hanno eseguito un decreto di sequestro di beni, fra i quali immobili, quote societarie, terreni, autovetture e motoveicoli, tutti riconducibili agli indagati. Notificati inoltre avvisi di conclusione di indagini preliminari nei confronti di numerose persone indagate nella stessa inchiesta. Dalle indagini è emerso che, oltre ai familiari, Nicola Panaro veniva aiutato anche da persone ritenute insospettabili, estranee a contesti criminali. Tra gli arrestati c’è anche un dipendente dell’Ufficio anagrafe del Comune di San Cipriano d’Aversa, accusato di avere rilasciato carte d’identità contraffatte con le foto del boss e della moglie e i dati anagrafici del fratello e della cognata dello stesso impiegato. Secondo l’accusa, grazie a questa rete di fiancheggiatori, nonostante la latitanza Nicola Panaro riusciva a muoversi sia in Italia, sia all’estero, facendo anche molte vacanze con i familiari, fra le quali quella nel centro di Montecarlo. Il capo camorra, secondo la ricostruzione degli investigatori, riusciva a incontrare periodicamente i familiari in una villa con piscina, sottoposta a sequestro, a San Nicola Arcella in provincia di Cosenza. Tra i 14 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere c’è anche il figlio della proprietaria dell’abitazione di Lusciano dove Nicola Panaro fu scoperto e arrestato, che forniva al latitante apparecchiature tecniche per la bonifica da microspie.