A Charleroi, Bruxelles e Marcinelle l’annuale riunione degli Abruzzesi nel mondo

Il meeting, dal 27 al 29 settembre, nel Paese dove il Premier è figlio d’un emigrato abruzzese

 

Charleroi, Place Charles II

Charleroi, Place Charles II

Parto il 26 settembre dall’aeroporto di Roma Ciampino, a metà giornata, con un volo diretto a Charleroi. Quest’anno l’assemblea del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo (CRAM) si tiene nella città dei Valloni, dal 27 al 29 settembre. E non a caso, come vedremo. E’ una bella giornata di sole, di quelle tiepide, come promettono le incipienti ottobrate romane che tanto intrigarono Ottorino Respighi. Man mano che l’aereo guadagna il nord s’increspano nuvole candide e cirri, disegnando al suolo arabeschi d’ombre lungo la costa toscana e sulla campagna frammentata di colture cangianti, nelle tonalità del verde e delle terre di Siena. Ma per quanto il sole insista ad irradiare a perpendicolo, gradatamente il cielo si chiude mentre la rotta guadagna la sua destinazione. La distesa di nuvole candide, quando l’inesorabile discesa del velivolo la penetra, abbandonandosela alle spalle, finalmente lascia distinguere prati color smeraldo, campi ordinati e i boschi che coronano la città. Si atterra a Charleroi. Il cielo è coperto, ma per qui è una bella giornata che non promette pioggia. Assai sollecite le operazioni di riconsegna dei bagagli. All’uscita 4 dell’aeroporto l’efficiente servizio di accoglienza predisposto da Levino Di Placido, presidente della Federazione delle Associazioni Abruzzesi in Belgio e componente del CRAM, ci conduce in città. Pochi minuti per raggiungere la stazione di Charleroi Sud, di fronte alla quale c’è l’albergo dove alloggiamo. In quella stazione, nel secondo dopoguerra, stipati convogli assecondavano il sogno di futuro di centinaia di migliaia di nostri emigrati, specie dal meridione d’Italia, per calarli nelle nere viscere della terra ad estrarre carbone. Una fetta cospicua di questa emigrazione era abruzzese. L’8 agosto del 1956 la tragedia nella miniera di Bois du Cazier, a Marcinelle, rivelò con i numeri del disastro –  262 morti di cui 136 italiani – l’immane dimensione del sacrificio abruzzese, con 60 vittime, in gran parte originarie di Manoppello, Lettomanoppello, Tuttivalignani, Roccascalegna, Farindola. Una tragedia sul lavoro che denunciò la sommarietà se non l’assenza delle condizioni di sicurezza in miniera, la lacunosità della previdenza e dell’assistenza ai lavoratori, il vergognoso contratto tra i due Stati, per il quale i lavoratori destinati in miniera avevano rilevanza solo per assicurare le forniture di carbone all’Italia. La tragedia, con la dolorosa eco che immediatamente si diffuse in Italia e nel mondo, costrinse i parlamenti e i governi a scrivere norme per la sicurezza sul lavoro e la previdenza. Quella data e quella tragedia sono ora state riconosciute nella memoria collettiva del Paese, come Giornata del lavoro italiano nel mondo. Le miniere di Marcinelle, per preservarne la memoria imperitura contro i tentativi di cancellarne la storia, trasformando la destinazione d’uso del luogo, dall’Unesco sono state  di recente riconosciute Patrimonio dell’Umanità. Tante cose sono cambiate da quegli anni, per i nostri emigrati in Belgio. Oggi l’Abruzzo può andare fiero d’un fatto straordinario: il figlio d’un emigrato abruzzese di San Valentino, in provincia di Pescara, è diventato Primo Ministro del Belgio. Elio Di Rupo è motivo d’orgoglio per l’Italia e per l’Abruzzo, terra dei suoi padri. Alessio Di Placido, il figlio di Levino, studente in Scienze della Comunicazione all’Università di Charleroi, stava ad aspettarmi davanti all’aeroporto. Mentre mi porta in macchina in città, attraversiamo la lunga teoria di officine e fonderie dismesse, retaggio del sistema industriale andato in crisi fin dalla fine degli anni Settanta e non ancora recuperato in destinazioni alternative. Vecchie ciminiere svettano al cielo con la loro patina di ruggine e di polvere, il sedime dove insistono è tuttora nero di polveri di carbone. La dimensione della trasformazione industriale, conseguente alla crisi della siderurgia europea sconfitta dai Paesi emergenti dell’Asia e del Sud America, mostra tuttora i suoi limiti e le sue insufficienze nel volto ancora sfibrato della città, nelle aree d’abbandono e di degrado, dove pure appaiono modeste iniziative, recenti o in atto, di sostituzione edilizia, di recupero urbano e di qualificazione dell’arredo, specchio delle difficoltà che l’economia locale ha dovuto scontare con l’andata in crisi del sistema industriale. Questo mi par di comprendere, la mia impressione, facendo un rapido giro in città per annusarne l’aria e il contesto economico e sociale, che, pure a rischio di possibili lacune e difetti di valutazione, la facies della città rivela tuttora nella sua pesantezza. L’opera di restauro, attualmente in corso, certamente potrà restituire alla città il suo volto migliore, quello che ora si scorge all’esterno del centro storico e nelle infrastrutture cittadine. CRAM in Belgio Stamattina, 27 settembre, il Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo – composto da una trentina delegati delle comunità abruzzesi all’estero, dal  delegato delle associazioni abruzzesi in Italia, dal rappresentante dell’Osservatorio dell’emigrazione, nato dalla recente riforma della legge regionale regolante il settore, dai tre Consiglieri regionali componenti del CRAM Franco Caramanico, Riccardo Chiavaroli, Antonio Prospero – farà visita al Parlamento Europeo, a Bruxelles. Della delegazione abruzzese faranno parte anche i Consiglieri regionali Berardo Rabbuffo ed Emilio Nasuti, presenti alla missione in Belgio, oltre che al dirigente del Servizio Emigrazione, Giorgio Chiarini, e del Capo Ufficio, Assunta Ianni. L’incontro istituzionale al Parlamento Europeo è previsto per le ore 9. Alle ore 11 il CRAM apre i suoi lavori nella sede di rappresentanza della Regione Abruzzo a Bruxelles, sotto la presidenza del vice Presidente vicario Franco Santellocco, e si protrarranno per l’intera giornata. L’agenda prevede, dopo i saluti istituzionali, la relazione sull’attività dell’Ufficio Emigrazione, la presentazione del sito web del CRAM, le relazioni dei componenti dell’organismo sulle attività condotte da associazioni e federazioni abruzzesi all’estero e in Italia, la relazione del rappresentante dell’Osservatorio dell’Emigrazione, il dibattito sulle tematiche del settore, l’aggiornamento dell’Albo regionale delle Associazioni abruzzesi, la predisposizione d’una proposta di bilancio preventivo per il settore emigrazione, l’individuazione della sede dove tenere l’Assemblea 2014. In serata visita alla Grand Place di Bruxelles e rientro in autobus a Charleroi. I lavori continueranno nella giornata di sabato 28 settembre a Marcinelle, dopo una visita alle miniere di Bois du Cazier, con deposizione di una corona alle vittime della tragedia e l’apposizione di una targa commemorativa della Regione Abruzzo. Prevedibile l’impatto emotivo della visita e il forte significato simbolico di tenere, in uno degli edifici della miniera, i lavori del CRAM per l’intera giornata. Quindi l’incontro con le rappresentanze abruzzesi in Belgio, in una serata di gala che prevede un’agape fraterna e festosa, con 300 partecipanti, e uno spettacolo musicale in onore del CRAM. Domenica 29 settembre, i lavori continueranno nel maniero di  Chateau sur Sambre, con la presentazione delle risoluzioni finali poste all’approvazione dell’Assemblea. Nel pomeriggio visita alla Chiesa cattolica italiana di Marchienne au Pont. Il rientro a Charleroi in serata. L’indomani le delegazioni faranno ritorno nei vari Paesi di provenienza. Assai attiva è la Federazione delle Associazioni abruzzesi, presieduta da Levino Di Placido, dinamico imprenditore nato in Belgio, figlio d’un minatore di Pennapiedimonte, in provincia di Chieti, emigrato nei primi anni Cinquanta. La comunità abruzzese è punto di riferimento anche per altre associazioni regionali italiane nella città vallone. Charleroi è una città appena superiore ai 200 mila abitanti, la quarta del Belgio per numero di abitanti, dopo Bruxelles, Anversa e Gand. E’ attraversata dal fiume Sambre, utilizzato anche per il trasporto fluviale, con grosse chiatte che trasportano merci e materie prime. Nel 1977 la città aggregò al suo municipio diversi comuni contermini, tra i quali appunto Marcinelle. Infine, pillole di storia civica. Charleroi ebbe origine da un piccolo villaggio chiamato Charnoy. Nel 1666 gli Spagnoli vi edificarono una fortezza, chiamata Charles-Roy (Rey Carlos) in onore del re Carlo II di Spagna. L’anno seguente i Francesi la conquistarono, iniziando un’opera di espansione e abbellimento. Luigi XIV, il Re Sole, accordò diversi privilegi agli abitanti della città con l’obiettivo di farla sviluppare sempre più, ma il trattato seguito alla Pace di Nimega nel 1678 consegnò Charleroi nuovamente agli Spagnoli. La città ebbe poi un notevole sviluppo grazie all’industria del carbone, del ferro e del vetro. Il vasto bacino carbonifero, dov’erano insediate le miniere, è oggi completamente abbandonato. E’ chiamato Pays Noir, che definizione più propria non poteva avere, viste le dominanze del nero che ancora restano impregnate nei luoghi del carbone e non solo.  Goffredo Palmerini