I due marò, un processo rapido ed equo

Sono mesi che ci sentiamo ripetere che il Ministro Bonino ed il dott. de Mistura sono impegnati per risolvere l’oltraggio che l’India sta portando avanti da 19 mesi nei confronti della sovranità italiana, trattenendo in ostaggio due cittadini italiani.

Un oltraggio che coinvolge due italiani colpevoli solo di aver scelto di servire lo Stato indossando l’uniforme e di aver creduto fino in fondo nelle Istituzioni. Due militari responsabili di aver difeso gli interessi nazionali come stanno facendo in questo momento le centinaia di migliaia di loro colleghi operativi in terre lontane, che rischiano la propria vita per garantire la sicurezza internazionale e per mantenere alto il prestigio dell’Italia nel mondo.

A costoro, lo Stato deve rispetto e garanzie che vanno ben oltre le frasi fatte prive, peraltro, di riscontri oggettivi. Le Istituzioni non possono limitarsi a raccontare alla Nazione che sono impegnate per ottenere equità e rapidità nell’esecuzione di un atto giuridico indebitamente delegato all’India da un’Italia timorosa di affermare la propria sovranità.

Parole anche smentite da fatti. I termini temporali della tanto decantata rapidità sono rappresentati da 19 mesi ormai trascorsi da quel fatidico 15 febbraio 2012 e la possibile equità indiana è difficile da difendere dopo il succedersi di eventi che si sono sovrapposti fin dal primo momento.

Assicurare “equità e rapidità” in materia giudiziaria è un atto pleonastico. Essere giusti e celeri in un’azione giudica rappresenta l’etica del diritto. Qualcosa dovuto a chiunque appartiene ad una società civile é fa parte di uno Stato di diritto. Non è sicuramente una concessione derivata dalla generosità istituzionale del momento.

Chiediamo, dunque, al Ministro degli Affari Esteri Bonino, al Ministro delle Difesa Mauro ed al “mediatore” dott. de Mistura di non sprecare energie e tempo per ottenere dall’India garanzie che rientrano nel più elementare rispetto dei diritti umani.

Piuttosto, impegnino il loro tempo ed il loro “sapere” affinché Massimiliano Latorre e Salvatore Girone siano restituiti come cittadini liberi alle loro famiglie ed al loro Paese, dimostrando loro che lo Stato mai tradirà le aspettative dei propri concittadini e garantirà sempre ai propri servitori, siano essi militari o civili, il diritto di godere della “l’immunitá funzionale” ogni qual volta siano destinati a difendere gli interessi nazionali fuori dei nostri confini .

Questa sarebbe una vera vittoria istituzionale dopo 19 mesi di supina accondiscendenza nei confronti di un Paese terzo, non certo il trionfo di ottenere magari una lieve condanna da chi non ha il diritto di giudicare ed un rientro in Patria dei due Fucilieri di Marina, sulla base di accordi bilaterali sottoscritti nell’agosto 2012 e che riguardano la gestione di delinquenti comuni.

Un’eventualità che sarebbe l’ennesima sconfitta per l’Italia spacciata invece dalle Istituzioni come un successo che si ha il dubbio sia stato già concordato da tempo sul piano diplomatico, nel rispetto di “Regole di ingaggio concordate con l’India”, di cui ha avuto occasione di informarci il Vice Ministro Pistelli.

I nostri Fucilieri di Marina e tutti gli altri servitori dello Stato non auspicano provvedimenti pietistici, vogliono solo essere garantiti dalla propria Patria quando chiamati a compiere compiti rischiosi ma essenziali per la sicurezza nazionale.