Parco dell’Aspromonte, individuati relitti di foresta post-glaciale

Aspromonte scoperta forestaUna scoperta di rilevante interesse naturalistico arricchisce la conoscenza della biodiversità del Parco d’Aspromonte.

Nel corso di alcuni studi condotti nell’area protetta, infatti, sono emersi elementi attestanti che un numero consistente di esemplari di rovere meridionale (Quercus petraea ssp. austrotyrrhenica) siano il frutto di un processo evolutivo iniziato in era post-glaciale e che ha conferito caratteristiche di unicità alle formazioni riscontrate nel Parco Nazionale.

Gli studi promossi dall’Ente Parco si inseriscono nell’ambito di specifiche iniziative di recepimento della recente Direttiva emanata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare in materia di conservazione della biodiversità e contribuiscono a costruire una identità certa del patrimonio naturale dell’area protetta attraverso una profonda conoscenza delle peculiari caratteristiche del territorio. In tale contesto, in coerenza con gli indirizzi programmatici dell’Ente, si è recentemente svolto a Gambarie d’Aspromonte il VII seminario internazionale sulla “Gestione e conservazione della biodiversità” organizzato dalla Società Botanica Italiana e dal Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, con il patrocinio dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte. Il seminario ha dato avvio alle prime attività di ricognizione e verifica delle formazioni boschive candidabili come “vetuste” e, quindi, inseribili nella rete italiana delle foreste vetuste istituita dal Ministero dell’Ambiente.

Ancora una volta l’ area protetta aspromontana non ha tradito le aspettative: i professori Giovanni Spampinato (Dipartimento di Agraria dell’università Meditereranea) e Salvador Rivas – Martinez (Università di Madrid, Spagna), unitamente ai tecnici del Parco, hanno infatti riscontrato, nella zona montana di Samo, la presenza di alberi secolari di rovere che, a seguito di analisi dendrocronologiche e morfologiche, hanno evidenziato caratteri di vetustà associati a particolari adattamenti fisiologici in risposta a vicissitudini climatiche avvenute nel corso dei millenni (a partire dal periodo glaciale pleistocenico würmiano – 120-70.000 anni fa).

L’Aspromonte ha rappresentato, per tali formazioni, un’area rifugio e di isolamento che ha favorito la differenziazione di particolari meccanismi morfologici di adattamento nei confronti del clima in continua evoluzione.

Tale scoperta, che suscita un enorme interesse da parte degli studiosi, rappresenta per il Parco il punto di partenza verso l’avvio di più specifiche indagini, anche di tipo genetico, volte alla caratterizzazione della singolarità riscontrata, utili alla programmazione di idonee strategie di conservazione e valorizzazione.

Il Presidente e il Direttore dell’Ente guardano con fiducia l’avvio delle nuove indagini. “Il territorio dell’Aspromonte conserva caratteristiche uniche, sia dal punto di vista biologico che geomorfologico, – commenta il Direttore Tommaso Tedesco – ed è nostro compito salvaguardare questo inestimabile “tesoro” di biodiversità che rappresenta un patrimonio non solo del nostro territorio, ma dell’intero pianeta. Abbiamo inaugurato una nuova attenzione e consapevolezza del valore della biodiversità che ci conduce con nuovi e più forti stimoli alla definizione di idonei strumenti per la sua valorizzazione”.

“Siamo persuasi che occorra promuovere il migliore e irrinunciabile equilibrio tra tutela passiva e valorizzazione delle esternalità positive fornite dalla nostra area protetta; – afferma il presidente Giuseppe Bombino – solo se impareremo a tradurre in termini reddituali i valori della conoscenza, della protezione e della promozione delle nostre risorse naturali potremo dire d’aver avviato processi di sviluppo in armonia con le esigenze e le attese delle popolazioni locali. Ciò richiede un approccio strategico alla sostenibilità – conclude Bombino – attraverso la programmazione, la partecipazione e il coinvolgimento di tutte le intelligenze nei processi di sostegno alla crescita territoriale e locale”.