Nuove specie di licheni in Alto Adige rilevate da un progetto del Museo di Scienze Naturali

Nei boschi dell’Alto Adige crescono centinaia di specie di licheni, alcune delle quali rare. Monitorare la loro diffusione e il loro rapporto con la biodiversità è l’obiettivo di un progetto di ricerca del Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige. I risultati preliminari, ora disponibili, hanno rilevato diverse specie nuove. Per illustrare ai mass media i risultati il 12 agosto il museo propone, previo accredito, un incontro con i ricercatori.

Nei boschi dell’Alto Adige crescono centinaia di specie di licheni, alcune delle quali si trovano in pericolo d’estinzione o sono comunque molto rare. Tra esse Rinodina papillata, una specie fino ad oggi nota solo in Nordamerica, ma che ora i risultati preliminari del progetto di ricerca “Biodiversità, biomonitoraggio e conservazione dei licheni epifiti negli ambienti forestali della provincia di Bolzano” hanno svelato essere presente anche in un querceto nei pressi di La Costa nel Comune di Laives. Essa è quindi una specie nuova per il continente europeo. Ma questo non è l’unico esito di rilievo del progetto. Promosso dal Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige con la stretta collaborazione del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste e dell’Ufficio Pianificazione forestale della Provincia autonoma di Bolzano, esso ha rilevato diverse altre specie nuove: cinque per la flora lichenica d’Italia (tra esse, Cetrelia monachorum e Rinodina degeliana), dieci finora mai trovate in Trentino-Alto Adige (tra cui Catillaria alba e Pachyphiale fagicola, e ben venti non ancora registrate nel territorio altoatesino (ad esempio, Agonimia opuntiella e Lecania hyalina).

Il progetto sui licheni epifiti (cioè quelli che crescono su altre piante) è partito nel 2011. Il Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige lo ha varato assieme ad altri quattro concernenti diverse tematiche naturalistiche, promossi nell’ambito del primo bando per la ricerca scientifica della Provincia di Bolzano (Ripartizione Diritto allo studio, Università e Ricerca scientifica). Coordinatore scientifico del progetto è Juri Nascimbene, ricercatore e noto specialista di licheni, del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste, dove lavora nello staff diretto dal professor Pier Luigi Nimis. Dai primi risultati del lavoro – sono stati condotti rilievi su quasi 500 alberi in boschi di vario tipo distribuiti in tutta la provincia di Bolzano, per un totale di 2440 rilievi, in cui sono state rinvenute oltre 200 specie diverse – emerge che l’Alto Adige è, per quanto riguarda i licheni, una terra particolarmente ricca di biodiversità. I licheni sono componenti molto importanti dell’ecosistema forestale, sia per il loro ruolo nel ciclo dell’acqua e dei nutrienti, sia perché essi costituiscono degli ottimi indicatori dello stato di salute delle foreste.

Queste particolari forme di vita sono difatti estremamente sensibili al disturbo umano e alle trasformazioni dell’ambiente, tanto da essere utilizzate ad esempio per monitorare gli effetti dell’inquinamento atmosferico.

Uno degli obiettivi del progetto, tuttora in corso, è proprio quello di utilizzare tale peculiare sensibilità dei licheni come indicatore della biodiversità e funzionalità degli ambienti forestali nella provincia di Bolzano. Una popolazione lichenica vitale, con la compresenza di numerose specie diverse, è indice di un bosco sano e ricco in biodiversità.

Ulteriore obiettivo dei ricercatori è quello di ottenere una maggiore comprensione delle relazioni tra la biodiversità dei licheni epifiti e i fattori che la influenzano. Presenza e varietà delle diverse specie licheniche sono infatti legate anche a fattori esterni, come ad esempio il tipo di bosco, la gestione e le condizioni climatiche.

Il progetto si prefigge infine di aggiornare l’inventario della flora lichenica epifita nel territorio altoatesino, in modo da poter meglio conoscere quali specie sono presenti, in che misura, e come sono distribuite. Il direttore del Museo, Vito Zingerle, sottolinea che gli esemplari raccolti costituiranno la nuova collezione lichenologica del Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige, mentre l’imponente massa di dati accumulata nel corso delle ricerche sul campo integrerà la banca dati sulla biodiversità provinciale, anch’essa custodita dal museo, finora molto carente per quel che riguardava i licheni. Alla luce delle informazioni così acquisite, sarà possibile mettere in atto all’occorrenza misure di tutela delle specie minacciate.

Il progetto è articolato in quattro sottoprogetti, tre dei quali finalizzati allo studio delle specie licheniche presenti nei vari tipi di foreste altoatesine: le foreste di abete rosso (le più diffuse), i prati e i pascoli arborati a larice, e altri tipi forestali con estensione minore – pinete, abieteti, faggete, querceti, boschi ripariali, larici-cembreti – ma che comunque costituiscono habitat ideali per alcune specie di licheni. Un quarto sottoprogetto è invece espressamente dedicato allo studio dei fattori che condizionano la distribuzione delle specie all’interno di un bosco. Per approfondire questo aspetto è stato condotto (coinvolgendo una tesi di laurea specialistica) uno specifico esperimento in un bosco di Obereggen, all’interno di un’area permanente di 2 ettari. Esso ha evidenziato che l’insediamento e lo sviluppo di alcune specie è influenzato maggiormente dalle caratteristiche dell’habitat, mentre per altre prevalgono fattori legati alla dispersione

Oltre alle istituzioni sopra citate (Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige, Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Trieste, Ufficio Pianificazione forestale della Provincia autonoma di Bolzano) collaborano al progetto i seguenti ricercatori: Helmut Mayrhofer, docente all’Istituto di Botanica della Karl-Franzens-Universität di Graz (A), coadiuvato dai colleghi; Marco Carrer e Lorenzo Marini dell’Università di Padova; Veronika Fontana dell’Università di Innsbruck (A); Daniel Spitale del Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige; Göran Thor, docente alla Sveriges Lantbruksuniversitet di Uppsala (Svezia).