La prima enciclica di Papa Francesco

Ben tredici volte le espressioni “vita comune” e “bene comune” nel testo dell’enciclica “Lumen fidei”, presentata in Vaticano dai cardinali Mark Ouellet e Gerhard Muller, Prefetti della Congregazioni dei vescovi e della dottrina della fede, e dall’arcivescovo Rino Fisichella, Presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione. Si tratta di 82 pagine scritte a quattro mani. Nell’ultima c’è la firma autografa di Francesco, il Pontefice regnante, ma si legge anche quella di Benedetto XVI, il Papa emerito, che insieme al suo successore argentino ha benedetto la statua di San Michele Arcangelo davanti al Governatorato.

Nella Lumen Fidei è lo stesso Papa a scrivere che dopo le lettere sulla carità e sulla speranza, Ratzinger “aveva già quasi completato una prima stesura di Lettera enciclica sulla fede”: “Gliene sono profondamente grato – afferma il Pontefice – e, nella fraternità di Cristo, assumo il suo prezioso lavoro, aggiungendo al testo alcuni ulteriori contributi”.

Papa Bergoglio, che usa immagini vicine al vissuto comune, sottolinea che “abbiamo anche bisogno di qualcuno che sia affidabile ed esperto nelle cose di Dio” e inquadra in questo modo la figura di Cristo come “colui che ci spiega Dio”, attraverso “il suo modo di conoscere il Padre, di vivere totalmente nella relazione con lui”. “Senza un amore affidabile – è scritto nell’enciclica – nulla potrebbe tenere veramente uniti gli uomini. L’unità tra loro sarebbe concepibile solo come fondata sull’utilità, sulla composizione degli interessi, sulla paura, ma non sulla bontà di vivere insieme, non sulla gioia che la semplice presenza dell’altro può suscitare”. Proprio nell’amore, invece, “è possibile avere una visione comune”, imparando a vedere la realtà con gli occhi dell’altro, in un atteggiamento che “non ci impoverisce, ma arricchisce il nostro sguardo”. Il Papa afferma che “la luce della fede si pone al servizio concreto della giustizia, del diritto e della pace”. Nel quarto capitolo si legge del rispetto per il creato e di come i credenti siano chiamati a trovare per il pianeta “modelli di sviluppo che non si basino solo sull’utilità e sul profitto”. Si affronta il tema dei rapporti sociali, con un richiamo alla fraternità, inseguita in tutta la storia della fede. Si fa appello alla ricerca di forme giuste di governo, “riconoscendo che l’autorità viene da Dio per essere al servizio del bene comune”. Un richiamo al matrimonio, che nasca “dal riconoscimento e dall’accettazione della bontà della differenza sessuale” e che trovi la forza di essere una promessa “per sempre” nell’ottica di un disegno più grande dei propri progetti, “che ci sostiene e ci permette di donare l’intero futuro alla persona amata”.