Cologno Monzese, Silvana Hyseni precipita dal nono piano dopo lite con il marito ma Zef Lleshi torna libero

Per il giudice i graffi su torace e addome, non sono sufficienti e lui ha sempre parlato di suicidio. Indizi di colpevolezza “non gravi o univoci”. Con questa motivazione il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza Claudio Tranquillo ha rimesso in libertà Zef Lleshi, l’albanese di 29 anni indagato di omicidio volontario perché accusato di avere lanciato dalla finestra del loro appartamento al nono piano di un condominio a Cologno Monzese la moglie Silvana Hyseni, dopo l’ennesimo litigio perché la donna mal sopportava le scappatelle del coniugeIl giudice ha convalidato il fermo dell’uomo, difeso dall’avvocato Francesco Mongiu di Monza, ma non ha ritenuto di confermare la misura di custodia cautelare in carcere, che era stata chiesta dal Pm titolare delle indagini sulla tragica morte, il sostituto procuratore monzese Alessandro Pepè.

Il Pm riteneva che contro Zef Lleshi ci fossero i gravi indizi di colpevolezza, in quanto dietro le spalle e sul petto dell’uomo sono stati trovati dei graffi compatibili con il tentativo della moglie di aggrapparsi per evitare di essere lanciata nel vuoto e perché la madre della vittima ha riferito che già una volta in passato in Albania il genero aveva sollevato di peso la figlia dopo un litigio minacciando di gettarla dalla finestra. A conferma del litigio avvenuto durante la cena, poi, il ritrovamento di un vaso e di un bicchiere rotti nella cucina dell’appartamento dopo che Lleshi si era allontanato per rispondere al telefonino provocando le ira della moglie gelosa. Secondo il Pm sussisteva anche il pericolo di fuga in quanto l’uomo poteva decidere di scappare nel suo Paese di origine, dove vivrebbe la sua amante.

Per la scarcerazione si era battuto il difensore dell’indagato, sostenendo che i graffi l’uomo se li è procurati scavalcando il muretto che portava al sotterraneo del condominio quando, dopo avere visto la moglie lanciarsi dalla finestra e avere chiamato i soccorsi, si è affrettato a raggiungere la donna ormai senza vita. Il giudice ha ritenuto che non esistono i gravi indizi di colpevolezza dell’indagato in quanto nessuno ha visto la donna cadere dalla finestra e soprattutto non l’ha sentita urlare, come invece dovrebbe fare chi viene lanciato nel vuoto contro la sua volontà.

Ora c’è attesa per l’autopsia sulla salma della donna per verificare se avesse abusato di sostanze alcoliche o farmaci e anche l’analisi delle sue unghie per verificare se presentano tracce della pelle o del tessuto della maglietta del marito.