Rosarno, colpo al clan Ascone 23 arresti

L’inchiesta rappresenta la prosecuzione delle operazioni “All Inside” e “All Clean” e ha evidenziato che le cosche Pesce e Bellocco di Rosarno costituiscono due poli intorno ai quali gravitano altre ‘ndrine e sono intervenute per ricomporre gli attriti creatisi tra le cosche satelliti. Inferto un duro colpo alla cosca Bellocco-Ascone che, secondo le indagini, ha il suo baricentro nella zona di Rosarno in provincia di Reggio Calabria. Sono 23 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Reggio Calabria. Le accuse riguardano, a vario titolo, associazione di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti e di armi da fuoco anche da guerra, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e favoreggiamento di latitanti. 

Secondo la ricostruzione dei magistrati, a capo del sodalizio criminale, contrapposto sul territorio alla cosca dei Pesce-Sabatino, ci sarebbero Antonio Ascone e suo fratello Salvatore detto “Capone”. La mente finanziaria, che gestiva la rete di attività economiche per il riciclaggio, sarebbe invece quella del figlio di Antonio, Michele Ascone, 34 anni appena ma capace di meritarsi un ruolo di primo piano. La responsabilità operativa spettava invece a Vincenzo Ascone, che avrebbe coordinato le attività del gruppo di fuoco oltre al traffico di stupefacenti.

Le indagini sulle persone coinvolte nell’operazione odierna sono scattate dopo l’omicidio di Domenico Sabatino, avvenuto nell’ottobre 2006, e i successivi attentati contro quattro componenti della famiglia Ascone, registrati nell’agosto successivo, che gli inquirenti hanno ritenuto essere una risposta al delitto. Da qui la scoperta dell’esistenza di un agguerrito gruppo mafioso che ruota attorno agli Ascone, al fianco della famiglia Bellocco e in contrapposizione a quella dei Pesce. 

Un’organizzazione che maneggiava ingenti quantitativi di armi anche da guerra e disponeva di una consistente disponibilità economica reinvestito in numerose attività ma in particolare nel settore degli autotrasporti. E proprio mentre andavano al lavoro, sono stati vittima di agguato, in quel 2007 di fuoco,  Domenico Ascone (figlio di Salvatore) e Michele Ascone junior. Il primo perse la vita: era la reazione all’omicidio di Sabatino e dalle intercettazioni in carcere venne rilevato il ruolo che il boss Antonio Ascone ebbe in quel periodo nel pilotare da dietro le sbarre le decisioni della cosca. Fu la mediazione dei Bellocco e dei Pesce, però a imporre di arginare il conflitto che stava divampando. I primi, infatti erano alleati degli Ascone, gli altri dei Sabatino.

I Bellocco da una parte e i Pesce dall’altra, forti del loro storico patto, organizzarono una serie di summit che portarono alla pace tra le famiglie loro alleate. Una circostanza che ha trovato riscontro anche nelle dichiarazioni della pentita Giuseppina Pesce.

Con l’inchiesta culminata negli arresti di oggi, denominata “All Inside 3”, si è accertato come i Pesce e i Bellocco “costituiscano tuttora due poli intorno ai quali gravitano altre cosche, ad esse collegate sia da legami di parentela che da cointeressenze affaristiche”. Non si tratta di poli contrapposti, dal momento che “ognuno dei due sodalizi – spiegano gli investigatori – costituisce baricentro di interessi di tipo economico e criminale; anche in presenza di sovrapposizione di interessi, le due articolazioni territoriali della ‘ndrangheta si sono adoperate per evitare che si creassero fratture e sono anzi intervenute per ricomporre gli attriti creatisi tra le cosche satellite”.

Ma se dei Bellocco già molto si sapeva grazie alle operazioni antimafia che si sono succedute, con il blitz di oggi si è accesa una luce anche sulle ramificazioni dei loro sodali facenti capo alla famiglia Ascone che, secondo l’inchiesta sarebbe partita dal traffico di stupefacenti per poi allargare il proprio controllo economico sul territorio. Il tutto, secondo l’accusa, in collaborazione o con l’avallo dei Bellocco.