70 anni fa L’Aquila divenne il forziere di Hitler

Amedeo Esposito

Amedeo Esposito

Dopo aver ricevuto dall’Aquila un “dono” – come disse la propaganda di Goebbels – di ben 13 miliardi di lire (ad oggi 638 miliardi di lire pari a 330 milioni di euro) alla metà di ottobre del 1943Hitler decise di trasformare il capoluogo abruzzese nel suo “forziere” per la guerra in Italia, revocando così l’ordine dato il 29 settembre precedente che imponeva a Mussolini il “trasferimento in Germania del tesoro della Banca d’Italia e delle Officine Carte e Valori dall’Aquila a Verona”. I 13 miliardi furono trovati dai tedeschi nelle vaste sacrestie della Filiale aquilana della Banca d’Italia, perché il vice presidente generale dell’Istituto del tempo, scrisse nella “roneata” – lettera circolare – dell’8 settembre 1943: “non sembra che possa essere presa in considerazione per l’ufficio speciale de L’Aquila il trasferimento altrove anche in caso d’evacuazione della piazza data l’ingente massa dei valori detenuti, 13/miliardi”. Trovarono anche in piena attività produttiva le Officine Carte e Valori che stampavano allora 600.000 biglietti bancari al giorno, nei tagli di mille, 500, 100 e 50 lire. Produzione che i plenipotenziari germanici, il primo novembre successivo, chiesero ed ottennero che fosse portata a 900.000 pezzi al giorno. Su sollecitazione, anzi imposizione, del direttore della Reichsdrukerei (stamperia del Terzo Reich) Willy Schroder, alla Filiale aquilana dell’Istituto il 27 novembre 1943 giunse l’ordine: “…i biglietti prodotti dalle officine dell’Aquila saranno distribuiti. La produzione di 4 giornate di ogni settimana verrà avviata direttamente dall’Aquila alla sottosezione di Milano, salvo, in caso di necessità di lasciarne un certo quantitativo alla sede di Firenze, specialmente per le esigenze delle forze armate germaniche. I biglietti prodotti nelle altre tre giornate verranno spediti alla sottosezione della cassa speciale a Roma e saranno utilizzati per le necessità delle forze armate germaniche del Sud…”. Hitler – è storia – alla costituzione della Repubblica sociale italiana pretese da Mussolini elevati contributi per le spese generali del Terzo Reich che, in totale, ammontarono a 189 miliardi di lire (ad oggi 9099 miliardi di lire, pari a 4700 milioni di euro). La fine del “forziere” di Hitler, però, si ebbe l’8 dicembre del 1943, festa dell’Immacolata, quando i bombardieri Alleati, alzatisi dall’aeroporto diFoggia, distrussero le Officine Carte e Valori e lo scalo ferroviario annesso. Morirono 15 operaie e 4 operai, dei 700 occupati nelle officine, mentre nell’adiacente stazione dell’Aquila persero la vita 25 civili, più di 200 prigionieri inglesi piombati in vagoni, agganciati ad altri carichi di esplosivi, e circa 50 tedeschi. Un luttuoso evento che L’Aquila, a distanza di 70 anni, ancora ricorda con dolore.

Amedeo Esposito