Enrico Letta accoglie il Governo nell’Abbazia di Spineto a Sarteano

L’aveva già fatto Prodi ma non aveva portato bene. Ora ci riprova Letta. Un incontro full immersion per affrontare i temi di stretta attualità, per prescrivere la ricetta della crescita all’Italia. Crescita. Un termine di cui si è tanto abusato ma che non ha trovato riscontro. Letta porta la sua squadra nel ritiro senese con due elementi nuovi: la segreteria Epifani ed i veleni giudiziari sull’asse Milano – Brescia. Obiettivo smussare gli angoli e trovare la sintesi.

La Presidenza del Consiglio precisa che il raduno è a porte chiuse e che parteciperanno soltanto il presidente del Consiglio, i ministri e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Filippo Patroni Griffi.

In apertura dei lavori e in chiusura di entrambe le giornate si svolgeranno, in una struttura immediatamente limitrofa all’Abbazia, dei punti stampa dove è possibile seguire anche in diretta streaming sul sito del Governo. Sono previsti anche tre incontri coi media: all’arrivo, prima di cena e al termine.

Enrico Letta vuole usare il ritiro di Spineto per affrontare coi suoi ministri i dossier più attuali del nuovo Governo. Ogni ministro dovrà esporre ai colleghi le sue proposte per i primi 100 giorni, come ha chiesto Letta. Le priorità restano tre: casa, lavoro e riforme istituzionali.

Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni (Banca d’Italia) affronterà il nodo Imu, cosa fare della tassa sulla casa che il PdL vuole abolire, e spiegare come e dove trovare le risorse sostitutive, infine proporre incentivi per ristrutturazioni e risparmio energetico.

Flavio Zanonato (Pd), ministro dello Sviluppo economico, quello del Lavoro, Enrico Giovannini (Istat) e quello delle Infrastrutture Maurizio Lupi (PdL) parleranno di economia, di come risolvere le emergenze della cassa integrazione e degli esodati, del lavoro per i giovani.

Le delicate riforme istituzionali spettano al ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, in particolare la legge elettorale,  nodo irrisolto della passata legislatura, ora indispensabile dopo il pasticcio uscito al Senato dalle urne.