Slovenia in rosso impegno a mettere sul mercato 15 tra le sue maggiori aziende

Al via la svendita dalla compagnia di bandiera Adria Airways, la Telecom Slovenija e soprattutto la seconda banca, Nova Kreditna Banka Maribor (Nkbm). Si alzerà l’Iva, dal 20 al 22%. Lubiana, in corsa contro il tempo, cerca di fare da sola quello che l’Unione Europea chiederà. Il tutto per evitare di chiedere il salvataggio di Bruxelles.

Qualcosa si è inceppato. Non è una crisi del debito. In Slovenia è del 64% e solo una settimana fa, prima che Lubiana collocasse due bond per 3,5 miliardi era al 54%. Il 30 aprile Moody’s ha svalutato il credito allo status di junk. Le proiezioni dell’Osce dicono che il Paese sarà in recessione prolungata iniziata nel 2008 e che il debito è destinato a superare il 100% del Pil nel 2025. Nel 2014 Lubiana secondo la Commissione Ue sarà, con Nicosia, l’unico membro dell’eurozona con crescita negativa. La Slovenia è a un passo dal perdere l’accesso ai mercati.

Alla base la bolla immobiliare che ha piegato il sistema bancario. I quattro maggiori istituti di credito sloveni sono a rischio. La sua è una crisi modello Spagna o Irlanda e non Cipro. Il settore bancario mobilita il 140% del Pil, non l’800%. Sono state le banche ad aver alimentato un boom senza freni nell’edilizia. Ma ora il settore delle costruzioni è fallito quasi in toto. I manager senza capitali hanno scalato le grandi aziende pubbliche o private. Bastavano i crediti facili concessi da amici nelle banche. Spesso il legame era l’appartenenza alla stessa parte politica o all’élite di Lubiana. Una dopo l’altra sono finite in crisi le principali aziende slovene, da Merkur a Pivovarna Lasko a Istrabenz e il Paese è imploso. Quando la Slovenia ha lasciato la Jugoslavia pochi immaginavano che la sovranità la può togliere anche il mercato dei bond.